ROMA. “Le affermazioni di Gianfranco Librandi sulla Sardegna sono vergognosamente razziste”: lo affermano in una nota i deputati sardi de L’Alternativa C’è, Pino Cabras, Emanuela Corda e Andrea Vallascas.
Durante la trasmissione Coffee Break di La7, cui partecipava Cabras, il deputato di Italia Viva ha infatti affermato che il Pil della Sardegna sarebbe pagato da ‘altri’. “Lei – rispondendo a Cabras – è abituato in Sardegna dove il Pil lo pagano le altre Regioni italiane”.
“Non so cosa vi grattate, ma il vostro Pil non c’è”. E infine: “Perché noi lavoriamo, tiriamo il carretto anche per voi sardi”. Queste le affermazioni che hanno scatenato la polemica.
“Non sappiamo esattamente a chi si riferisca Librandi quando parla di ‘noi’. A parte imitare la macchietta del ‘cummenda’ dei cinepanettoni in vacanza a Porto Rotondo, ci chiediamo chi siano questi che ‘tirano il carretto’ anche per i sardi. I ‘Padani’? I Lombardi? Oppure i parlamentari di Italia Viva? Ciò che invece è certo", continuano i deputati, "è che il suo stipendio da deputato è pagato anche dal lavoro dei sardi. Mentre tralasciamo il leader del suo partito, lautamente pagato dal principe ereditario del ‘Rinascimento’ saudita. Quello stesso principe che ha fatto uccidere un giornalista, per poi smembrarlo e bruciarlo assieme a trenta chili di carne di manzo”.
“Ad ogni modo", è la conclusione, "possiamo garantire a Librandi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere qualche lavoratore sardo. Anzi, lo invitiamo in Sardegna, magari non a Porto Rotondo o in qualche lussuosa seconda casa, così che possa conoscere i tanti lavoratori sardi, a partire da quelli che il lavoro lo hanno perso grazie allo sblocco dei licenziamenti che lui stesso ha voluto. Oppure quelle decine di migliaia di sardi precarizzati dal Jobs act. Lo attendiamo con trepidazione, ma non nella piazzetta di Porto Rotondo. Così potrà anche spiegarci meglio il concetto che intendeva esprimere”. “Chiediamo infine ai dirigenti di Italia Viva, nazionali e sardi, di esprimersi sulle posizioni razziste di Librandi per chiarire se siano condivise dal suo partito. In caso contrario, un silenzio equivale a un assenso”.