CAGLIARI. Ha un tumore al testicolo. E ragione da vendere: gliel’hanno data i giudici, con una sentenza. Ma per vedersela riconosciuta deve pagare. Spendere in ricorsi e avvocati. Perché lo Stato non riconosce il nesso di causalità tra il suo lavoro di militare, maresciallo dell’Esercito al servizio della Patria che si dimostra matrigna, e la malattia. Cagliaritano, residente a Quartu, 45 anni, si è ammalato dopo missioni all’estero e nei poligoni della Sardegna. Lo ha aggredito un cancro. Destino simile a quello di molti, troppi compagni di sventura in divisa. Nel 2011 ha presentato domanda per vedersi riconosciuta la causa di servizio.
Ma i medici e gli organismi di valutazione della Difesa hanno detto che il suo lavoro, anche se svolto anche in scenari di guerra dove i proiettili all’uranio impoverito si raccoglievano a mani nude, non c’entra nulla col tumore. Così il maresciallo si è rivolto all’avvocato Angelo Fiore Tartaglia. Che ha presentato ricorso al Tar. E nel 2019 aveva vinto. I giudici amministrativi della Sardegna avevano stabilito che i medici militari non possono liquidare le richieste di indennizzo limitandosi semplicemente a escludere il legame eziologico tra servizio militare e cancro. Devono, nel caso, analizzare, studiare e esprimersi su ogni caso specifico.
Insomma, sembrava fatta. Ma dopo quel verdetto di due anni fa la risposta dello Stato non è cambiata molto. Anzi: la commissione di valutazione ha rispolverato i precedenti responsi e si è limitata a fare un copia incolla, limitandosi a richiamare, si legge nella nuova sentenza, “fattori di rischio generici, relativi alla patologia in esame, quali “elementi endogeni costituzionali, cromosomici e ed esogeni (esposizione intensa a pesticidi, fumo, ipo-atrofia e ipo-sterilità”. Vengono inoltre citati fattori di rischio “comuni” quali il tabagismo, l’esposizione a pesticidi”.
Una presa di posizione inaccettabile per i giudici amministrativi, dai quali il militare è tornato sempre mettendo in mano la causa all’avvocato Fiore Tartaglia.
Il il Tar ha stroncato il comportamento dello Stato che, si legge, “in sede di “riesercizio” della funzione, ha adottato un provvedimento fotocopia, meramente confermativo del precedente, eludendo i principi fondamentali che avevano determinato il precedente annullamento per illegittimità delle valutazioni generiche”.
I giudici richiamano una giurisprudenza consolidata. Ma anche studi e pareri medico scientifici: nei Balcani, ma non solo, il contatto con uranio impoverito e arricchito ha fatto ammalare i militari italiani. Come il marescialli che lotta da dieci anni per avere verità e giustizia. E stabiliscono che il ministero della Difesa ha 40 giorni “per l’emanazione di un nuovo provvedimento conclusivo, in riferimento alla domanda, presentata a novembre 2011, per il riconoscimento della dipendenza della causa di servizio della patologia tumorale contratta”.
- E.F.
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