CAGLIARI. L’agenzia governativa Agenas riporta un dato: in Sardegna il tasso di occupazione delle terapie intensive è al 10%. Un dato arrotondato per eccesso (sono al 9,8) con 19 pazienti ricoverati, fermo da ieri: nessuna variazione perché a fronte di due nuovi ingressi nelle 24 ore si sono registrati un decesso e uno spostamento di reparto per miglioramento delle condizioni del paziente. Stando all’interpretazione più diffusa del decreto del governo Draghi che governa il passaggio di colore delle regioni, il superamento della soglia del 10%, unito a un’incidenza che ormai in Sardegna è ben oltre i 150 nuovi caso ogni 100mila abitanti alla settimana, dovrebbe comportare il passaggio in zona gialla.

Ma oggi è arrivata la presa di posizione dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu: La Sardegna è ben al di sotto dei limiti che potrebbero comportare un cambio di classificazione”, sostiene l’esponente della giunta Solinas, che aggiunge che la “condizione richiede un superamento contemporaneo dei numeri dei ricoveri in terapia intensiva, di quelli in degenza ordinaria, nonché del numero di contagi settimanali ogni 100 mila abitanti”. Quindi la Sardegna, per Nieddu, resterebbe in bianco perché i posti letto occupati in area medica sono appena il 5%, molto al di sotto del 15 previsto per decreto.
Altra scuola di pensiero propende per una valutazione dei criteri che sarebbe orientata a imporre le soglie per fare ingresso nella fascia di rischio più basso. Quindi: i limiti devono essere rispettati per passare, per esempio, dalla gialla alla bianca. Caso che finora, con le nuove regole in vigore, non si è ancora verificato.
C’è poi la terza ipotesi: incidenza e uno dei valori ospedalieri sopra soglia comportano il passaggio in gialla. Interpretazioni, che possono essere confermate o smentite solo dal ministero. E dalla cabina di regia, che si riunirà venerdì. Di certo c’è che il decreto del governo non è scritto al meglio