CAGLIARI. “La situazione in Sardegna è preoccupante, i contagi aumentano e il sistema è debole”. Così Ferdinando Coghe, direttore del laboratorio analisi del Policlinico dell'Aou di Cagliari, che sequenzia tutti i casi del centro e sud Sardegna. Gli ultimi dati dicono che su 32 campioni 23 sono varianti, soprattutto Delta.
“È arrivata anche in Sardegna la variante Delta, portata non dai sardi”, dice Coghe, “automaticamente sta iniziando a diffondersi tra i sardi perché si sono abbassate le misure di prevenzione”.
E sono cambiate anche le abitudini. Chi oggi ha il virus è giovane, talvolta giovanissimo. Su 23 campioni la fascia d’età è 15-35 anni. “È legata alle condizioni che generano il contagio, come ad esempio assembramenti, vita sociale, uscite, non uso delle mascherine, il distanziamento e il mancato lavaggio delle mani”.
E non c’è da stare tranquilli con il vaccino. “Le varianti possono generare delle mutazioni che si associano e possono eludere il sistema immunitario”. D’altra parte non può rassicurare il sistema. “Il tracciamento viene fatto sui casi accertati come da protocollo, quello che viene fatto di meno è il controllo della popolazione attraverso tamponi molecolari”.
E oggi, rispetto allo scorso anno la situazione è cambiata. “Eravamo quasi a zero casi e facevamo un numero elevato di tamponi, quindi il sistema era fortemente attenzionato, quest’anno abbiamo più casi e facciamo molti meno tamponi molecolari”.
La Sardegna, quindi, è a rischio chiusura ? “Come rischia tutto il mondo, siamo in piena pandemia, se non riusciremo a intercettare precocemente i nuovi casi, e quindi a isolarli, evitando che si possano formare focolai, il pericolo è che salga l’indice di contagio e quindi si torni al punto di partenza”.