CAGLIARI. Oltre 100mila sardi ultrasessantenni non hanno ricevuto nemmeno la prima dose del vaccino contro il Covid. Un numero enorme, e preoccupante, che non può essere causato da presunte inefficienze del sistema delle somministrazioni. Perché ora la macchina è in piena marcia.
Diciottomila le dosi somministrate ieri, il 90 per cento quelle inoculate rispetto alle forniture a disposizione, per un totale di 1 milione e 368mila, e ormai il 30,4 la percentuale dei residenti immunizzati con la doppia iniezione, quasi mezzo milione. Quindi i vaccini ci sono e vengono fatti, se ci si prenota. Ma a guardare le tabelle il problema emerge in tutta la sua forza. Perché, bisogna ricordarlo, a minacciare il mondo c'è la variante Delta, dalla quale si è protetti del tutto solo dopo la seconda dose.
In Sardegna invece sono tanti, troppi, coloro risultano non avere ricevuto nemmeno la prima. Sono l'11 per cento degli ultranovantenni, il 10% nella fascia 80-89 anni, il 14,4% tra 70 e 79 anni e addirittura il 21,5% tra 60 e 69 anni. Uno su cinque, in quest'ultima categoria. E queste sono le fasce di età considerate più a rischio in caso di contagio. Per loro le prenotazioni sono aperte da mesi.
Eppure, secondo le tabelle ufficiali, si sono prenotati per la prima volta ieri 300 over 60 e 141 settantenni. Hanno atteso il 29 giugno per decidere di iniziare a difendersi dal Covid. Il sistema sanitario non li ha raggiunti? C'è ancora un'enorme diffidenza nei confronti del vaccino? Mancano gli strumenti culturali o informatici per accedere al sistema? C'è un'altra ipotesi: i numeri delle platee sono sbagliati e quindi i numeri dell'Istat sono sovrastimati.
Sarebbe un disastro per la statistica. Ma meno pericoloso della mancata vaccinazione di soggetti coi quali il Covid non scherza. E l'immunità di gregge, che potrebbe tutelarli, è ancora lontana.