ROMA. "Risultano ampiamente circostanziati e seri i rischi che gli ordigni oggetto delle autorizzazioni possano colpire la popolazione civile yemenita, in contrasto con i chiari principi della disciplina nazionale e internazionale". E ancora: "Nel bilanciamento degli interessi coinvolti, quello alla salvaguardia e incolumità della popolazione civile appare preminente rispetto a quello della ricorrente alla conservazione della propria quota di mercato".
Non lasciano spazio all'interpretazione le espressioni usate dai giudici del Tar del Lazio per bocciare la richiesta di sospensiva presentata dalla Rwm Italia contro i provvedimenti di revoca delle licenze di esportazione di armi adottati dal ministero degli Esteri. Nei corridoi dei tribunali, in situazioni come questa, si dice che il tribunale ha dato in testa all'industria bellica con sede operativa a Domusnovas. Ma i vertici non si danno per vinti e annunciano un ricorso al Consiglio di Stato. Loro quelle bombe le vogliono fabbricare ed esportare: negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita. E pazienza se poi sono state usate per uccidere civili inermi nello Yemen. Ma al ministero la pensano diversamente, tanto che è stato imposto lo stop alla cessione a paesi in guerra.
"Il rigetto da parte del TAR Lazio non è affatto un game over. Il processo davanti al Tribunale amministrativo continua, mentre prepariamo l’appello al Consiglio di Stato contro l'ordinanza resa dal TAR in sede cautelare”, fa sapere l’amministratore Delegato di RWM Italia, Fabio Sgarzi. “Avevamo chiesto ai giudici di considerare la misura cautelare più idonea: non si pretendeva l’immediata ripresa delle esportazioni, ma uno strumento che, in attesa della decisione finale, aiutasse l’azienda a evitare la cancellazione dei contratti. Invece il TAR ha scelto la via più semplice e veloce del rigetto”. Motivandolo, quasi. E dando in testa all'azienda.