CAGLIARI. La situazione è drammatica, la preoccupazione quindi è tanta. Ma tra i ristoratori sardi adesso monta sempre di più la rabbia. Perché loro, mentre i colleghi della Penisola programmano le riaperture previste da lunedì 26, si devono rassegnare a una chiusura che si protrarrà almeno fino al prossimo 17 maggio. E questa è la migliore delle ipotesi. Poi c'è chi non ha i tavoli all'aperto. E potrebbe vedere la luce solo, forse, dal primo giugno.
“Siamo demoralizzati e allo stremo”, dice Efisio Mameli, titolare di Pani e Casu, “il problema più grosso è la mancanza di prospettiva, non possiamo programmare niente”. “Chi non ha tavoli all’esterno si trova davanti a una beffa”, dice Matteo Achenza, titolare di MangioGiusto, “la possibilità di riprendere a lavorare dal 1 giugno solo con posti all’interno e i dipendenti pubblici in smart working, vorrebbe dire affrontare un inverno e un autunno con grandissime difficoltà”.
Esprime lo stesso disagio anche la collega Silvia Sollai, titolare del locale “Spritz Time” del Corso Vittorio Emanuele: "Siamo più di un anno in questa situazione, chiusi, paghiamo gli affitti, i dipendenti, e cerchiamo di andare avanti”. Lei si rivolge al Governo. “Così non possiamo andare avanti, chiediamo degli aiuti concreti”.