CAGLIARI. "Assumiamo questo rischio". Parole del presidente del consiglio Mario Draghi che hanno accompagnato l'annuncio delle progressive riaperture a partire dal 26 aprile nelle zone gialle. Un'anticipazione che non riguarda la Sardegna, che vive in regime di zona rossa e, nella migliore delle ipotesi, in quella fase potrebbe essere arancione. Ma anche una presa di posizione che preoccupa chi la malattia l'affronta tutti i giorni, dall'inizio, come l'infettivologo del Santissima Trinità Goffredo Angioni:
"Sono d’accordo con l’amico ed illustre collega, professor Galli, e con il sottosegretario Sileri che consigliavano un’attesa di almeno altre due settimane di chiusura per consolidare i dati e ripartire, eventualmente, da metà maggio. In questo momento ci sono ancora troppo poche persone vaccinate, troppi contagi e, come sottolinea il fisico Battiston, la prevalenza è ancora troppo elevata"; sostiene Angioni.
"Commettere errori, dopo quelli del passato, rischia di essere imperdonabile", aggiunge, "Chiudo con un parere della prof.ssa Taliani, infettivologa alla Sapienza: “Servono regole semplici e chiare da seguire. Poche regole ma molti controlli che, dunque, vanno potenziati. Sono l’unica arma efficace che possiamo immaginare nei confronti di un rischio immanente di interpretare la riapertura come un “liberi tutti”.