CAGLIARI. "Dittatore". Ma anche del tipo "di cui si ha bisogno: per collaborare uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di vedute e anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese, bisogna trovare l'equilibrio giusto".
Bisogna sentirla (o leggerla) tutta la dichiarazione del presidente del consiglio italiano Mario Draghi, riferita al leader turco Recep Tayyip Erdogan e pronunciata all'indomani del "sofagate", quando la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen è stata lasciata senza sedia durante un vertice ad Ankara.

Altrimenti non si capisce perché oggi, 10 aprile, nel porto di Cagliari, al molo Ichnusa, sventola la bandiera con la luna e la stella a cinque punte, su sfondo rosso: quella della Turchia. È innalzata a poppa e a prua della Tcg Kemalreis F-247, una fregata da guerra della Marina di Ankara. L'equipaggio intorno alle 11 è riunito sul ponte posteriore, mentre a terra i mezzi della Setrand provvedono alla gestione dei rifiuti. Un ulteriore elemento di valutazione è un'altra bandiera: quella della Nato, sempre sulla nave da guerra. Che resterà nel porto cagliaritano fino al 12 aprile, secondo l'ordinanza emessa dall'autorità portuale che ha intimatolo sgombero della banchina. Al molto di Ponente, invece, c'è la l’Unità Navale Militare spagnola Esps Mendez Nunez: il periodo di permanenza è lo stesso.

Ma perché le due navi sono a Cagliari? Bocche cucite, si possono fare solo ipotesi. Basate su altri documenti: le ordinanze emesse dai comandanti della Guardia costiera di Cagliari e Arbatax. Dal 13 aprile sono in vigore le ordinanze di sgombero di ampi specchi di mare, a Teulada e davanti alla costa orientale, a nord e a sud del poligono di Quirra. Motivo: esercitazioni militari. A fuoco a Teulada, genericamente "esercitazioni" tra Sarrabus e Ogliastra.

E quindi dovrebbe partecipare anche la nave da guerra turca. Che si "allena" nelle acque sarde. Una fregata della Nato, finché resisterà la permanenza nell'alleanza atlantica. Mentre l'incidente diplomatico con l'Italia, dopo la convocazione rabbiosa dell'ambasciatore italiano ad Ankara, sembra rientrato. Per ora prevale la ragion di Stato rispetto alla pancia.
