CAGLIARI. Secondo appuntamento in piazza per i lavoratori Eni dello stabilimento di Macchiareddu. Dopo il sit-in organizzato davanti alla sede dell’impianto, oggi i dipendenti si sono dati appuntamento davanti all’assessorato regionale dell’Industria di via XXIX novembre. Lo sciopero andrà avanti fino al 19 febbraio perché i lavoratori non vogliono che l’impianto coloro soda venga venduto.
Ma ciò che fa più paura, e che finisca nelle mani del gruppo Todisco: L’ad del gruppo acquirente ha ricevuto dalla magistratura di Brescia il provvedimento di interdizione da funzioni direttive e d’impresa per i reati di disastro ambientale e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi, legato a un'inchiesta sullo stabilimento della Caffaro, una bomba ecologica nella città della Leonessa. E quindi il timore più grande è che il territorio si possa tramutare in un deserto industriale così come è accaduto al Sulcis.
“Siamo anche qui per chiedere al presidente Solinas di intervenire per bloccare questa vendita e per inserire Macchiareddu nei prossimi piani di recovery found che prevedono una riconversione industriale”, ha detto Fabrizio Mascia dell’rsu Contivecchi. “Non ci fermeremo perché dobbiamo impedire che questo scempio vada avanti”, dice Ivan Marinelli della Filctem, “non possiamo permettere che la nostra terra non venga rispettata, abbiamo bisogno del sostegno della Regione affinché la nostra voce venga fatta sentire ai piani più alti”. Il piano b, secondo i dipendenti, sarebbe la conversione in energie rinnovabili. “Ideale sarebbe ottenere un investimento relativo alle energie rinnovabili e che quindi il ramo d’azienda non venga ceduto”, ha aggiunto Matteo Nateri della Uiltec.