CAGLIARI. Inquinamento ambientale e deposito incontrollato di rifiuti speciali pericolosi, tra cui il cromo esavalente, nonché disastro ambientale cagionato per non aver garantito l'efficienza della barriera idraulica. Sono pesanti le accuse che hanno portato la Procura di Brescia a emettere delle misure interdittive nei confronti dei vertici della Caffaro Srl. società che gestisce uno stabilimento nella zona. Una decisione, quella degli inquirenti della città della Leonessa, che potrebbe avere ripercussioni anche in Sardegna. Perché il divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese è scattato nei confronti di Donato Antonio Todisco, attuale co-amministratore (fino al luglio del 2016 era stato presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato), Alessandro Quadrelli, rappresentante legale dell'impresa e Alessandro Francesconi, consigliere delegato alle tematiche ambientali e direttore dello stabilimento.
Chi sono? Todisco è il patron della società che dovrebbe rilevare l'impianto del cloro soda di Macchiareddu, attualmente di proprietà dell'Eni. Un passaggio di mano contestato da più parti che adesso trova un nuovo sviluppo, deciso dai magistrati bresciani. E il tema ambientale, anche nello stabilimento della zona industriale di Cagliari, non è di poco conto. Ci sono quattro importanti bonifiche da portare avanti, dal deposito costiero a quella all'interno delle mura dello stabilimento.
Stando all'inchiesta, che ha portato anche sequestro della Caffaro di Brescia, l'Arpas nel 2019 aveva rilevato un innalzamento dei valori di cromo esavalente e di mercurio nella falda acquifera sottostante la Caffaro. E nuove analisi avrebbero rilevato un ulteriore peggioramento causato da nuove fonti di contaminazione.
"È assolutamente necessario che la cessione degli impianti del cloro soda di Macchiareddu al gruppo Todisco non si concretizzi", ribadisce Piero Comandini, consigliere regionale del Partito Democratico, già primo firmatario di una mozione urgente sulla politica aziendale intrapresa da ENI, "politica che non garantisce certezze di alcun genere".
Preoccupata anche l'assessore all'Industria Anita Pili: “Dalla Società è lecito aspettarsi scelte più accorte e condivise con la Regione ed una strategia che passi necessariamente per il rispetto degli accordi sulle bonifiche e la riconversione degli impianti situati in Sardegna, in base a protocolli siglati e non ancora rispettati. Più volte la Regione ha chiesto ad Eni di valutare in maniera sistemica la sua presenza sul territorio regionale, ma questo non è stato fatto”.
“La politica non sceglie i player industriali - prosegue l’assessore - ma è opportuno che Eni faccia immediatamente chiarezza sulla questione Macchiareddu nei confronti di una comunità già pesantemente ferita da progetti industriali mai decollati. La Regione rivendica il proprio diritto di contribuire a garantire un futuro industriale certo alla propria comunità”.
- Redazione
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