PAVIA. I militari della Guardia di Finanza di Pavia, con i carabinieri Forestali e del Comando provinciale, stanno seguendo undici misure cautelari (6 arresti domiciliari e 5 obblighi di firma) e oltre cinquanta perquisizioni in Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna e Lazio nell'ambito di una maxi truffa nel settore delle energie rinnovabili. L'organizzazione ha frodato allo Stato oltre 143 milioni di euro di contributi pubblici. Le accuse sono di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, false fatturazioni e responsabilità amministrativa degli enti.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti al centro del gigantesco raggiro c'era la società Biolevano, che ha realizzato una centrale elettrica in Lomellina. La Sardegna è interessata per il sequestro di una villa a Portobello di Gallura.
Tutto nasce quando, nel 2011, per aderire al protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici e per rispettare gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sono stati introdotti specifici incentivi economici per l’uso di energia da fonti rinnovabili, tra cui, le biomasse legnose.
La legge, però, subordina tale incentivo economico all’utilizzo di legname proveniente da un razionale e corretto sfruttamento dei boschi che assicuri di preservare il loro naturale ciclo vitale e, per tale motivo, impone rigide regole sulla provenienza e sulla tracciabilità delle biomasse bruciate.
L’indagine partita nell’ottobre del 2019, sulla base di un’attività di intelligence della Pg della Procura di Pavia, poi sviluppata insieme alla Compagnia Guardia di Finanza, ha consentito di svelare questo sistema di frode imperniato, in ultima analisi, sulla falsificazione di documenti di trasporto e fatture.
E’ stato dimostrato come la centrale elettrica a biomasse realizzata dalla società, in accordo col Mipaf, appena raggiunto il pieno regime di funzionamento, abbia sistematicamente ed illegalmente acquistato legname e biomasse non tracciate e ubicate ben oltre i 70 chilometri di distanza previsti dalla normativa di settore, approvvigionandosi da fornitori non abilitati a certificare il prodotto, da aziende di trasformazione del legno non rientranti negli accordi quadro e da commercianti anche esteri.
Tra le centinaia di carichi attenzionati in fase di indagine i militari della Guardia di Finanza, a solo titolo esemplificativo, hanno accertato come parte del legname “falsamente tracciato ed a km zero” provenisse dalla Svizzera e come, molti degli autisti di biomassa, viaggiassero persino con due documenti di trasporto: uno vero con provenienza non incentivabile che veniva distrutto non appena il carico arrivava nei pressi dell’impianto e uno falso redatto ad hoc che veniva conservato agli atti per dimostrare agli ispettori del ministero che tutto era regolare.
Il ruolo di principale promotore di tale frode lo ha avuto T.P.F. cl. 1949 al quale si sono affiancati, C.F.B. cl. 1951 per la gestione amministrativa della centrale energetica e C.A. per quella commerciale.
Sul fronte dei fornitori di legname, le attività investigative, durate circa 1 anno, hanno permesso di individuare, per gli anni che vanno dal 2012 al 2019, altri tre soggetti, amministratori di società che, in associazione tra loro e con i vertici della centrale elettrica, si sono adoperati affinché la stessa potesse ottenere fraudolentemente il massimo contributo statale disponibile.
Le perquisizioni e i sequestri della copiosa documentazione e dei supporti informatici che le fiamme gialle stanno eseguendo in queste ore, potrebbero portare ad ulteriori sviluppi investigativi in relazione ad aspetti ancora da chiarire circa la reale provenienza e qualità di alcune partite di materiale conferite presso gli impianti della Biolevano.
Parimenti saranno eseguiti mirati accertamenti sia di natura documentale che attraverso l’acquisizione di informazioni, al fine di individuare ulteriori figure, fisiche e giuridiche che, nel corso degli anni si sono occupate di eseguire perizie agronomiche finalizzate alla quantificazione della biomassa presente nella c.d. “filiera corta” locale.
- Redazione
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