CAGLIARI. La mente era Giovanni Mercurio, 56 anni, di Loculi. Il braccio armato era costituito da un commando di Desulo. Il tramite era Umberto Secci, pastore di Santadi. E gli alleati erano i camorristi napoletani, canale che ha garantito anche affari con la 'ndrangheta. Sono impressionanti le ramificazioni criminali scoperte dall'operazione Maddalena, condotta dai carabinieri della compagnia di Cagliari sotto il coordinamento della direzione distrettuale Antimafia di Cagliari (qui i dettagli dell'intera indagine).
Che il paese barbaricino fosse al centro di qualcosa di grosso si era capito già il primo agosto del 2020: il desulese Giovannino Littarru, 59, camionista, era stato fermato alla guida di un carico di armi e giubbotti antiproiettile appena sbarcato al porto di Cagliari (qui la notizia). Un carico pesante che, si era detto, era stato scoperto quasi per caso. In realtà i carabinieri seguivano tutte le mosse della banda.
Mercurio, con il complice Francesco Ledda di Alà dei Sardi che gestiva anche il traffico di droga e armi con la Corsica, preparava assalti ai portavalori. L'obiettivo erano la Mondialpol di Cecina e di Elmas. Per realizzarli, erano in trattativa con esponenti della criminalità campana, con i clan Fabbrocino e Di Lauro, per il tramite del napoletano Antonio Pagano. Pagano facendosi aiutare dal nipote Antonio Coppola, era il punto di raccordo con la criminalità campana, i cui esponenti, Luigi Porricelli e Umberto Lamonica, gravati da numerosi precedenti e da associazione di stampo mafioso, erano in grado di fornire con facilità mezzi pesanti di provenienza illecita da utilizzare per l’assalto alle sedi Mondialpol (camion, escavatore, ruspa).
IL COMMANDO DESULESE. Pagano favoriva gli incontri con la criminalità campana per l’organizzazione delle rapine e in una occasione avviò una trattativa tra i sardi e la criminalità organizzata calabrese per l’acquisto di un container colmo di hashish e fucili d’assalto kalashnikov. Nell’organizzazione delle rapine anche Secci aveva un ruolo determinante: per il suo tramite, Mercurio poteva disporre di una batteria di assalto, composta dai desulesi Littarru Andrea Luca, Maccioni Alessio Germano, Mannu Ilio, Peddio Mauro, Casula Gianfranco, Mannu Fabiano, Littarru Giovannino. Il ruolo decisivo di Secci nelle rapine è testimoniato dal fatto che prima di ogni viaggio per Napoli, in vista della definizione di nuovi accordi con Porricelli, si incontrava con Mercurio per la disponibilità del gruppo di assaltatori.
SARDEGNA-TOSCANA. In Toscana, invece, il supporto logistico e organizzativo veniva garantito da Robertino Dessì, un allevatore sardo che disponeva di un ovile nel quale custodiva le armi e gli esplosivi della batteria operativa di desulesi, favorendone gli spostamenti nell’area. I preparativi della rapina alla Mondialpol di Cecina erano arrivati ad uno stato molto avanzato, poiché le armi erano nascoste nell’ovile di Dessì.
La batteria dei desulesi aveva eseguito diversi sopralluoghi alla sede della Mondialpol ed era stato affittato un capannone da Salvatore Garippa e Pino Gattaduro per custodire i mezzi pesanti, forniti dalla criminalità campana (Porricelli) e condotti sul posto con più viaggi dai camorristi (Lamonica, Tullio, Sepe, Vallefuoco).
L'assalto saltò non per scelta ma a causa di diversi imprevisti: in un caso i napoletani avevano procurato un escavatore troppo piccolo, in un altro un camion era andato in panne durante il tragitto ed era stato abbandonato dai desulesi per strada.
- Redazione
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