CAGLIARI. Il silenzio, suonato con la tromba, chiude la manifestazione di titolari di bar, locali e ristoranti che questa mattina hanno risposto all'appello della Fipe Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi) e si sono riuniti per contestare le misure restrittive imposte dal Dpcm del govenro Conte, che ha imposto la chiusura alle 18 per frenare la circolazione del virus.
A terra, tavole imbandite con tovaglie e piatti. A simboleggiare un settore che rischia di essere messo in ginocchio e di non riuscire più a sollevarsi da un mese di quasi blocco che rischia di essere devastante.
"Da oggi noi non ce la facciamo più", ha detto il presidente di Confcommercio Alberto Bertolotti, "se anche Solinas dovesse lasciarci aprire fino alle 23, adesso stiamo vivendo un reale lockdown non decretato, non ce la faremmo lo stesso.
"Tutte le nostre attività sono sicure", ha esordito invece Lele Frongia della Fipe, "noi abbiamo adottato tutte le misure. E adeso siamo accusati di capro espiatorio per controlli che mancano. Questa è un'insensata gara all'untore. Non siamo noi il problema, siamo parte della soluzione. Invece ad alcuni di noi hanno fatto perdere le vita, o fatto perdere la voglie di viverla".