CAGLIARI. Nel 2005 erano stati accusati di corruzione, peculato e falso per la costruzione del centro congressi della Fiera di Cagliari. Dieci anni dopo, alla fine del processo d'Appello, sono stati assolti con formula piena. Adesso presentano il conto alla Camera di commercio, chiamata dall'ingegnere capo e dal responsabile unico del procedimento a sborsare le spese legali per un processo affrontato da innocenti: mezzo milione di euro. Ma nel Largo Carlo Felice non c'è intenzione di pagare e si prepara un'altra battaglia legale. Quasi 500 mila euro sarebbero una botta devastante per le casse non floride dell'ente.
La vicenda inizia lontano nel tempo. Nel 1998 la Camera di commercio, che controlla la Fiera, decide di realizzare un nuovo centro congressi tra i padiglioni di viale Diaz. Un'opera importante. Nel 2005 c'è il via libera al collaudo: opera eseguita a regola d'arte, è stabilito. Ma scoppia lo scandalo: quei costosi lavori finiscono al centro di una grossa inchiesta per corruzione, che arriva fino alla variante della nuova 554 intorno al ristorante Il Feudo, a Is Mortorius. Personaggio chiave dell'inchiesta della Procura l'avvocato Peppetto del Rio, ma finiscono nei guai anche tecnici dell'Anas e i professionisti che hanno realizzato il centro congressi. Tutti lavori uniti da un filo rosso di corruzione, secondo la Procura. Nel 2008 arriva il rinvio a giudizio, con le pesanti accuse.
Dopo sette anni di processo, la corte d'Appello stabilisce che tutti gli imputati sono innocenti. Le prestazioni professionali alla Fiera, in attesa del giudizio, non sono state pagate. E adesso i professionisti coinvolti per conto della Camera, Rup e capo del cantiere, vogliono che le parcelle siano onorate: circa 27 mila euro. Non solo. Stando a una recente delibera della Camera di commercio, dal 2016 pendono altre richieste: in "alcune delle memorie pervenute, e con specifico riguardo alla richiesta relativa alla refusione delle spese legali sostenute, si palesa da parte degli interessati la volontà di ricorrere all'Autorità giudiziaria, in caso di rigetto della domanda". Conto: 427.945,93 euro. Perché, sostengono gli ex imputati ora assolti, è stato svolto un lavoro di interesse pubblico, quindi deve pagare il pubblico.
Alla Camera di commercio ora ci si prepara a una nuova battaglia legale, per cercare di non accollarsi la spesa. Troppo ingente.