CAGLIARI. In Sardegna il coronavirus c’è e la sua circolazione è aumentata. L’età media dei positivi si è abbassata: è scesa a 30 anni. Tra i contagiati oggi si contano anche giovani, giovanissimi, bambini. “Da una parte succede perché durante le vacanze estive i ragazzi sono andati in discoteca, luoghi che si sono trasformati in un amplificatore, prendendo il posto delle Rsa dove nei mesi scorsi si erano concentrati i focolai. Dall’altra vengono contagiati dai loro genitori che magari sono tornati dalle vacanze trascorse in aree particolarmente colpite”.
L’analisi arriva da Ferdinando Coghe, direttore del Laboratorio Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia del Policlinico di Monserrato che ha anche voluto precisare: “I turisti sono arrivati infetti e hanno infettato anche i residenti, Noi non abbiamo trovato tanti casi quanti ne ha trovato la regione Lazio e questo significa che loro ci hanno portato l'infezione e noi l’abbiamo ricevuta”.
Impossibile dire quale sia la carica virale scoperta nei tamponi della seconda ondata. “Non ne esiste una media: esistono dei pazienti che hanno una carica virale più alta di altri, noi con i nostri mezzi non siamo in grado di quantificare, perché non c’è uno standard di riferimento internazionale”.
Il 22 settembre riapriranno le scuole nell’Isola, e secondo Coghe “il livello d’attenzione dovrà essere più alto, il rischio sarà maggiore perché ci sarà una concentrazione di esseri umani superiore alla norma”.
Il laboratorio analisi del Policlinico in questi mesi si è dovuto attrezzare e rimboccare le maniche, tanto che se prima si facevano circa 250/300 test al giorno, oggi se ne fanno circa 2mila. “Grazie all’acquisito di un estrattore ad alta processività, se ne potrebbero eseguire anche 9mila”.