CAGLIARI. L'idea sembrava fino a poco tempo fa irrealizzabile: un braccialetto che rilevi la presenza del Covid-19 anche sugli asintomatici. Un giovane cagliaritano però lo ha sviluppato per davvero. E ora il governo americano effettua già i primi test clinici sui contagiati per verificare che funzioni. Lui si chiama Matteo Lai ed è il fondatore di Empatica, start up italiana fusa anni fa con una società americana, spin-off del MediaLab del Mit di Boston. Con loro il 37enne, laureato in Architettura e con un Master in Innovation Management, aveva creato uno smartwatch anti-epilessia: un braccialetto "intelligente" che capta i segnali di un imminente attacco epilettico.
Ancor prima che arrivasse il Covid, però, aveva iniziato un progetto importante, in America, sulle infezioni respiratorie. Che oggi è stato reindirizzato inevitabilmente verso l'emergenza più attuale, quella del coronavirus. Il sistema sviluppato da Empatica si chiama "Aura" e usa sensori e algoritmi per rilevare la presenza nel corpo del virus non solo sulle persone che non hanno sintomi ma anche su chi li manifesterà da lì a pochi giorni. L'importante collaborazione con il Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority: QUI IL LINK) potrebbe costituire un'incredibile svolta nella lotta al contagio da coronavirus.