CAGLIARI. “Carlo Felice rappresenta un carnefice, razzista e sanguinario nei confronti dei sardi”. Lo afferma il professor Francesco Casula, storico e studioso di Lingua e letteratura sarda, tra i promotori della petizione online “Spostiamo la statua di Carlo Felice: un’occasione per studiare la storia della Sardegna”.
Il dibattito si è riacceso con le manifestazioni di Black Lives Matters, dopo l'omicidio dell'afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis e l’abbattimento, nel mondo, delle statue di personaggi storici considerati razzisti. Per questo anche a Cagliari riprende piede il dibattito sulla statua che domina piazza Yenne.
Spunta anche un evento su Facebook chiamato: “Buttiamo in mare la Statua di Carlo Felice”. Circa 100 di persone dovrebbero partecipare all’evento. Altre centinaia invece hanno mostrato interesse.
La raccolta firme online, invece, propone lo spostamento della statua: “Dal largo mettiamola a palazzo Regio. Spostare, non abbattere, perché la nostra non è furia iconoclasta”, è la precisazione.
L’obiettivo della petizione è quello di far conoscere ai sardi, e a chiunque sia interessato, i fatti che hanno caratterizzato il periodo di dominazione sabauda nell’Isola. “E di acquisire consapevolezza su questo periodo storico che, ancora oggi, produce i suoi effetti peggiori”.
Secondo quanto riportato sul testo della raccolta firme “Carlo Felice, divenuto re con l’abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mirò a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza “con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l’iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll’enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo”.
Le due Italie divise. Casula spiega perché secondo lui, la “vera” versione della storia della Sardegna non viene raccontata nei libri di scuola classici: “I Savoia non si toccano perché sono stati gli artefici dell’Unità di Italia e del Risorgimento. Ma la verità è che non hanno prodotto l’Italia unita. Hanno prodotto due Italie: una del Nord ricca è sviluppata e l’altra del Sud povera e sottosviluppata”.