CAGLIARI. Pronti, si riapre il sipario. Ma scordiamoci i vecchi "sold out" agli spettacoli. Teatri (e anche cinema), secondo il nuovo decreto del governo, potranno riprendere le loro attività ancor prima di quanto ci si sarebbe aspettato. È il 15 giugno la data scelta dal premier Conte per la riapertura ufficiale al pubblico: poco meno di un mese, quindi, per riorganizzare calendari di balletto, concerti e spettacoli teatrali in luoghi che, si sa, finora sembravano destinati a un periodo più lungo di chiusura forzata perché i più a rischio assembramento. E invece la boccata d'ossigeno è arrivata anche per loro. Certo, con nuove norme che, per tanti, saranno senza dubbio limitanti e forse, in alcuni casi, non consentiranno una ripresa del lavoro regolare. In particolare per i teatri.
Nel decreto firmato oggi dal presidente del Consiglio, infatti, si legge che "dal 15 giugno gli spettacoli in sale teatrali e sale da concerto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati" - e fin qui, in sostanza, poco cambia - ma con "il numero massimo di 1000 spettatori all'aperto e di 200 persone per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala". Numeri che oggi forse potrebbero persino sembrare eccessivi dopo due mesi di lockdown in casa: duecento persone tutte insieme, anche se a distanza minima di un metro, chiuse in uno stesso luogo difficilmente riusciamo a immaginarle in questo momento, dopo aver passato mesi di "no agli assembramenti". Se si riflette, però, sul fatto che quelle stesse "200 persone" saranno le uniche a poter entrare in un teatro che, normalmente, ha una capienza di 800-1000 persone, il discorso si complica. Perchè pochi posti a sedere, per i lavoratori del settore (dalle compagnie di danza a quelle di teatro) significano anche pochi biglietti venduti. E con i costi degli affitti delle sale teatrali che, al contrario, difficilmente si abbasseranno, non tutti saranno disposti o potranno reggerne le conseguenze.