CAGLIARI. "Per i locali più piccoli è impensabile distanziare i tavoli: molti saranno costretti a chiudere". Le paure sono tante per chi si è dovuto reinventare e adattare alle nuove norme imposte per l’emergenza Covid, soprattutto nel settore della ristorazione. Alessio Bagatti, come tanti altri giovani imprenditori sardi, ha un piccolo locale a Cagliari, "La Grotta del Diavolo", in via Cugia, ed è stato costretto a tenerlo chiuso fino a quando, con il Dpcm, sono state riammesse prima le consegne a domicilio, e poi, pochi giorni fa, anche l’asporto. Ma con protocolli di sicurezza molto rigidi.
Così, per evitare lunghe file fuori dal locale e il rischio di assembramento la richiesta ai clienti è una sola, apposta su un cartello all’ingresso: quella di prenotare prima per telefono. "Vogliamo istruirli a questa pratica che servirà anche nei prossimi mesi - spiega Bagatti - ma che andrebbe portata avanti sempre, perché più sicura in termini di igiene per tutti".
Intanto, però, come tutti deve fare i conti con le enormi perdite per il lungo stop forzato e allo stesso tempo pensare al futuro, oggi difficile da immaginare: "Abbiamo perso l'80% dei guadagni dall'inizio dell'epidemia a oggi. E se ci sarà una nuova ondata dopo l'estate cosa faremo?".