MILANO. In Sardegna, in certi locali turistici, sono appesi cartelli come quelli nella foto: "Sono lo specchio di una situazione reale. Lontana dal turista, incurante delle sue esigenze, dove respingerlo è quasi un dovere perché disturba, sporca o inquina. Quando in realtà il turista probabilmente è solo lì per lasciare, e ben volentieri, il suo stipendio, comportarsi in modo educato e ricevere il minimo sindacabile di accoglienza". Andrea Contino è un marketing manager milanese. Trascorre da tanto tempo le vacanze in Sardegna. La ama, ma la stronca. In un post sul suo blog critica duramente la gestione dell'accoglienza turistica nell'Oristanese. Prezzi alti, servizi scarsi, scortesia. Approssimazione. "Al market ti fanno prezzi diversi se non hai l'accento giusto". E tanta amarezza, in quello che scrive. Ecco il post sul suo blog.
Ho deciso di non trascorrere le mie 3 settimane estive solo e solamente nel nord della Sardegna dopo 15 anni, ma ho speso 10 giorni nella zona di Oristano.
Premessa. Per me la Sardegna è tra i luoghi che preferisco di più nel globo terracqueo. Il clima, il mare e il cibo sono entrati nelle mie vene e non credo se ne andranno mai, è uno di quei posti magici perché solo qui riesco a rilassarmi e ricaricare le batterie prima di riaffrontare le follie della città.
Qui abbiamo dimora, qui i miei genitori vivono almeno 5 mesi l'anno. Una seconda casa, se così posso permettermi di dire.
Ma scontrarsi con la mentalità di qui è complicato. I sardi sono un popolo delizioso, ma chiuso e testardo che se sai come fare ti aprono il cuore, se no diffidano un po' dallo straniero. Quindi non farò un discorso di campanilismo, perché immagino che come qui anche altrove esistano persone maleducate, svogliate e con l'idea di respingere il turista con disprezzo.
In queste due settimane però ho constato come essere turista ed essere identificato come tale, ha degli svantaggi enormi:
- Strane pratiche ai supermercati, dove i prezzi della frutta/verdura vengono alzati deliberatamente perché il tuo accento non è quello giusto
- Pagare quasi 2.000 € a testa per una struttura a 5 stelle sulla carta, quando una volta lì dargliene 4 era forse esagerato
- Diventare invisibili per oltre 1 ora ai camerieri di un ristorante perché soltanto con l'intervento di una persona autoctona seduta al nostro fianco, e amica di un cameriere, ci ha permesso di ordinare
- Ristoranti, tanti, che non rispondono mai al telefono -Perché non ho tempo di rispondere in questo periodo- e quando lo fanno dicono di essere sempre pieni
- Attendere oltre 20 minuti al benzinaio perché la mia targa non è con la provincia giusta e quindi si continua a chiacchierare in dialetto con i camionisti
- Respinti in una pizzeria di un villaggio marittimo minuscolo, con tanti posti a sedere in tavolate grandi intorno alle 14.00, "perché non c'è un tavolo per 2"
Siamo stati ben accolti soltanto negli agriturismi, probabilmente per l'ambiente familiare e l'unico posto dove siamo serviti in tempi decenti e trattati con educazione abbiamo pagato 50 euro a testa. Il che è tutto dire.
Il massimo è stato fotografare cartelli come quello di seguito. Fanno sorridere, ma in realtà sono lo specchio di una situazione reale. Lontana dal turista, incurante delle sue esigenze, dove respingerlo è quasi un dovere perché disturba, sporca o inquina.
Quando in realtà il turista probabilmente è solo lì per lasciare, e ben volentieri, il suo stipendio, comportarsi in modo educato e ricevere il minimo sindacabile di accoglienza.
Non so se è un quadretto a voi famigliare, riscontrato anche in altre regioni, o in altre parti della Sardegna.
Una cosa è certa, panorami come quelli qui sotto ti mettono in pace con il mondo e ti fanno dimenticare tutto quanto in pochi secondi, la gente continuerà lo stesso a frequentare questi lidi perché si sta divinamente, ma la mia paura più grande è che le cose non cambieranno mai perché tanto vai via tu - arriva qualcun'altro e la ruota riparte.
Basterebbe davvero poco per migliorare l'accoglienza, far diventare questi luoghi posti dove trasformare le esperienze in ricordi. Ma talvolta nemmeno il poco lo si ha voglia di fare.