CAGLIARI. Dieci milioni di euro già spesi per mandare i dipendenti in pensione negli ultimi due anni. Altri undici pronti per proseguire l'opera nel prossimi due. Mentre in bilancio il buco è passato dai cinque milioni del 2015 agli oltre otto dell'anno successivo. Cifre consolidate. Alla Carbosulcis va così: la società della Regione nata per estrarre il carbone della miniera di Monte Sinni a Nuraxi Figus (Gonnesa) - destinata alla chiusura definitiva, mentre lavora solo sulla messa in sicurezza delle gallerie usate per stoccare le ceneri di una centrale elettrica - è sempre stata un buco nero che inghiotte soldi pubblici. E adesso, per risparmiare, spende soldi per incentivare l'esodo del personale. Il piano, spiega l'assessore regionale all'Industria, Maria Grazia Piras, "è stato costruito in modo da attuare un processo graduale di uscita dei lavoratori che risulti sostenibile sul fronte sociale".
I dettagli si scoprono leggendo una delibera della Giunta guidata da Francesco Pigliaru datata 18 luglio. Al primo gennaio 2017 hanno lasciato la società 178 lavoratori (un dirigente, 119 operai e 58 tecnici). Altri due sono morti nel biennio precedente. Quindi si è passati da 431 unità a 251. Il dirigente ha incassato 150 mila euro, gli operai 53 mila e gli impiegati 58 mila a testa. Totale fondi spesi per l'incentivo all'esodo: 10 milioni e 431 mila euro. "La società", si legge ancora nella delibera, "prevede che possano usufruire dell’incentivo all’esodo, nel triennio 2017-2019, almeno 86 dipendenti. Il numero è stimato per difetto e tiene conto solo dei contributi Inps versati durante il periodo lavorativo prestato in Carbosulcis".
Alla società conviene mandare in pensione la gente: l'incentivo è calcolato sulla base di stipendi e contributi che verrebbero erogati se il personale rimanesse in organico, andando a pesare maggiormente sulle casse di una Spa già disastrata. Sono stabiliti anche dei tetti: per i dirigenti esodati si potranno spendere al massimo 160 mila euro per ciascuno, 116 mila per i tecnici, 96 mila per gli operai. Tutto in regola, a norma di legge. Ma si parla della Carbosulcis, una società costantemente in perdita, che ha drenato decine di milioni di euro pubblici, dove i magistrati hanno indagato perché gli stipendi erano gonfiati, dove sarebbero state comprate - sempre secondo gli inquirenti - attrezzature per 17 milioni di euro. Mai usate.