CAGLIARI. I ritardi della burocrazia non c'entravano: i rimborsi Irpef non arrivavano ai destinatari perché a rubarli, attraverso documenti falsi per altrettanto false identità, c'era una banda, sgominata dai carabinieri di Roma Casilina in un'operazione tra le province di Roma, Napoli, Siracusa e Cagliari, condotta dalla Procura di Roma, che ha ottenuto dal gip l'esecuzione di 14 misure cautelari: 11 arresti e 3 obblighi di firma. A finire in manette in Sardegna è stato Antonio Pietro Cannas, 60 anni, di Monastir. Secondo gli inquirenti era il basista sull'Isola: dava appoggio logistico - con servizio di trasporto e offerta di alloggi - quando gli operativi della banda arrivavano per prosciugare conti in Sardegna. Il gruppo ha colpito due volte, a Serrenti e a Cagliari. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Dolianova, guidati dal comandante Pasquale Pinnelli.
Ma come funzionava la truffa? Le indagini sono partite da un arresto in flagranza al Quadraro, a Roma: un uomo si era presentato alle Poste munito di documenti falsi: voleva incassare titoli di credito che sono risultati clonati. Da lì sono partite le intercettazioni, che hanno portato alla scoperta del sodalizio criminale specializzato nel procacciarsi falsi documenti di identità, che chiamavano santini, per passare all'incasso a danno di istituti di crediti e ignari cittadini che si vedevano sottrarre le somme a loro spettanti.
In molti casi i titoli di credito che venivano presentati all’incasso erano rimborsi Irpef originali, rubati, mai pervenuti agli ignari destinatari. La banda aveva maneggiato, solo nel periodo delle indagini, titoli per oltre mezzo milione di euro: i soldi poi venivano fatti sparire in conti e su carte intestati a persone inesistenti.