CAGLIARI. Le pecore pascolano placide nel terreno arido di erba tra la strada e il fascio di tubi che collegano le industrie alla costa. Il tintinnio dei campanacci si alterna a quello delle pompe sotterranee che spuntano ogni venti metri su una linea di oltre un chilometri. Sono le pompe di emungimento della barriera idraulica costruita dopo che dalle condotte, nel 2005, è uscita una quantità impressionante di dicloroetano, che ha contaminato l'intera area e la falda. Sostanze tossiche che hanno impregnato il terreno e avvelenato l'acqua: immediata la messa in sicurezza ma nessuno, da allora, ha bonificato. Così non si possono nemmeno costruire le strade. Anche se ci sono progetti e soldi, decine di milioni di euro, pronti sul tavolo.
Macchiareddu, area industriale di Cagliari, davanti al Tecnocasic, zona Is Campus. Qui passa la dorsale consortile che collega la vecchia e ormai insufficiente 195 ad Assemini e Elmas. Un'arteria che non riesce a sopportare il traffico industriale e civile che ormai ogni giorno la rende trafficata e pericolosa. L'ultimo schianto il 5 ottobre, con tre feriti gravi.
Così ecco che l'Anas aveva presentato il progetto per la realizzazione della “Opera connessa nord” della Statale 195. Costo dell'opera: 60 milioni di euro, interamente finanziati.
Ma a un certo punto è sorto un problema: la nuova arteria deve passare nei terreni contaminati nel 2005. A bonificare dovrebbe essere la Syndial, ossia l'Eni, responsabile dell'inquinamento con il dicloroetano. Il tubo rotto era suo. Nel 2015 è arrivato l'ok del ministero dell'Ambiente al sistema di pulizia proposto. Soluzioni attuate? Nessuna: resta ancora il sistema di pompaggio che doveva essere provvisorio.
Il 5 novembre 2018 il problema emerge con tutta la sua forza. Al ministero dell'ambiente viene convocata una conferenza di servizi. Ci sono rappresentanti di Anas, Regione, Syndial e di tutti gli enti coinvolti. Si parla di interferenze fra il tracciato della nuova strada e le opere di bonifica ancora da realizzare. E le seconde, questo il verdetto, escludono la prima: sono più urgenti. Anche se sono trascorsi 14 anni dall'inizio della contaminazione. L'esito della riunione non lascia spazi di manovra: la strada che dovrebbe alleggerire il traffico sulla Statale 195, interessando decine di migliaia di sardi, deve essere spostata.
Passano sei mesi, tempi che negli uffici Anas sono quelli di un respiro, e viene partorito un nuovo progetto. Il 21 giugno 2019 nuova riunione con tutti i protagonisti di quella di novembre. Anas propone di spostare la striscia di asfalto più a Ovest, verso il centro abitato di Capoterra. Viene previsto anche un tunnel lungo circa 200 metri per superare la fascia di tubi che attraversa la zona industriale. “Così si riduce l'interferenza con l'area di bonifica di Is Campus”, scrivono i tecnici della società delle strade. Peccato che il nuovo tracciato passi dentro la cosiddetta Area Oleodotto, anche quella contaminata. Da chi?
Ecco la novità: non si sa chi sia il responsabile dell'inquinamento. Così alla fine della nuova riunione si dà mandato alla Città metropolitana di eseguire delle analisi e individuare il responsabile. Che, se scoperto, sarà chiamato a redigere un piano di caratterizzazione e, solo successivamente, presentare quello per la bonifica. Che a sua volta dovrà essere approvato in conferenza di servizi, avere l'approvazione e essere attuato. Visti i tempi, faranno più in fretta a sciogliersi i ghiacciai e non ci sarà più bisogno della strada. Sarà tutto sommerso.
Terreni contaminati, da chi non si sa: in Sardegna la surreale storia di una strada che non si può costruire
- E.F.
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