CAGLIARI. Sono 45 gli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari sulle manifestazioni contro le basi militari avvenute tra il 2014 e il 2017 davanti al poligono di Capo Frasca, a Decimomannu e a Quirra. Tra questi ci sono anche cinque antimilitaristi cagliaritani, accusati di associazione con finalità di terrorismo o eversione all'ordine democratico: due tra essi sono ritenuti i promotori di un gruppo "anarco-insurrezionalista che si propone il compimento di atti di violenza", e accusati di aver organizzato i "campeggi antimilitaristi", e gli altri 3 indagati secondo la Digos avevano ruoli di primo piano nella presunta associazione eversiva, "collaborando costantemente e intervenendo attivamente a gran parte delle condotte illecite".
Tutti gli altri 40 indagati invece sono accusati di reati minori che vanno, a vario titolo, dai danneggiamenti alla resistenza, lesioni, partecipazione a manifestazione non autorizzata e imbrattamento. Gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari, portate avanti dalla Digos di Cagliari, sono stati notificati ieri sera anche ai 40 antimilitaristi che, negli anni, hanno partecipato alle manifestazioni:
A difendere alcuni degli indagati sono gli avvocati dell'associazione Libertade, che con un lungo post su Facebook definisce "gravi le contestazioni mosse dal pubblico ministero", che assumono "una portata molto preoccupante, in quanto riferite a condotte poste in essere dagli indagati nella legittima, pacifica e meritoria attività politica di sensibilizzazione e riconoscimento delle gravi conseguenze ambientali e alla salute provocate dalle esercitazioni militari svolte all'interno dei poligoni sardi". Per la difesa, infatti, "le manifestazioni (avvenute nel 2014, 2015, 2016 e 2017) si svolsero in maniera assolutamente pacifica". E aggiungono: "Non meno grave e lesivo dei diritti fondamentali è che gli indagati abbiano appreso dell'avvenuta conclusione delle indagini nei propri confronti dai maggiori quotidiani sardi, poichè nessun atto veniva dapprima notificato agli stessi". "È un fatto abnorme - ha detto Marcella Cabras, uno degli avvocati difensori degli indagati - Una volta visti gli atti sceglieremo la via legale da intraprendere".
Tra i reati citati nel fascicolo c'è anche l'episodio avvenuto alle poste di via Zagabria, a Cagliari, quando uno degli indagati aveva spaccato le vetrate e le aveva "imbrattate con una bomboletta spray con la scritta 'Le poste deportano i migra'. Lo stesso, poi, aveva "istigato - si legge nell'avviso - a commettere uno o più reati" pubblicando nel suo blog un post dal titolo "Arrestato Paolo", in riferimento all'anarchico Todde, in manette per "la rapina aggravata a mano armata" avvenuta nell'ufficio postale di via Zagabria nel 2017. E ancora si fa riferimento a una rapina avvenuta in un negozio Brico, dove tre indagati avevano tentato di portar via "due barattoli di vernice rossa poi abbandonati nella successiva fuga".
Anche A Foras commenta duramente la chiusura delle indagini preliminari e lancia l'appuntamento per la prossima manifestazione, a Capo Frasca, il 12 ottobre. Pubblichiamo integralmente il comunicato:
"A Foras respinge con forza il grave atto intimidatorio e lesivo della libertà di manifestazione proveniente dalla Digos e dalla Procura Antiterrorismo di Cagliari. L'arrivo di 40 denunce, molte delle quali riguardano militanti di A Foras, a meno di un mese dalla manifestazione prevista per il 12 ottobre di fronte al poligono di Capo Frasca è un chiaro messaggio intimidatorio che mira a spaventare tutti quelli che vorrebbero manifestare la propria contrarietà all'occupazione militare della Sardegna. È il segnale di uno Stato impaurito dalla possibilità che il popolo sardo decida finalmente di lottare per riavere indietro la sua terra, occupata abusivamente da decenni dalle Forze Armate italiane.
Esprimiamo solidarietà incondizionata a tutti coloro che sono stati raggiunti dalle denunce. In cinque casi si parla di associazione con finalità di terrorismo o eversione dell'ordine democratico. Ribadiamo con forza che il terrorismo è quello di chi distrugge quotidianamente la nostra terra con le esercitazioni militari, di chi ha fatto ammalare civili e militari con l'utilizzo dentro i poligoni di sostanze inquinanti, di chi condanna all'estinzione comunità locali depresse economicamente e socialmente dalla presenza delle basi, di chi impedisce ai pescatori o agli allevatori di fare il loro lavoro. Dove è la Procura di Cagliari, quando si tratta di indagare sulla Penisola Delta, quell'area del poligono di Teulada dove l'accesso è interdetto persino ai militari e dove i vertici dell'Esercito hanno dichiarato che non sarà mai possibile effettuare bonifiche? Di fronte a queste notizie di reato, l'azione penale diventa un optional?
Il 12 ottobre alle 15:00 noi saremo a Capo Frasca, senza lasciarci intimidire e insieme ad altre 40 organizzazioni. Con noi ci saranno tantissimi sardi e tantissime sarde che non vogliono più sopportare il giogo di un'occupazione militare abusiva e portatrice di morte e distruzione. Sarà una giornata di festa, in cui dimostreremo di non aver paura e in cui esprimeremo la nostra solidarietà a chi è stato colpito da teoremi accusatori traballanti e pretestuosi, finalizzati esclusivamente a spaventare. Manifesteremo liberamente, come è nei nostri diritti, e prometteremo che prima o poi quelle basi non occuperanno più la nostra terra".