CAGLIARI. Pagati poco più di 3 euro l'ora, senza possibilità di cambiare turni e vessati continuamente da una superiore che in realtà non lo era. Sembrano le condizioni di lavoro dell'Europa dei primi del '900 e invece è successo nel 2019, a Cagliari. È quanto hanno scoperto i funzionari dell'ispettorato del lavoro del capoluogo e di Oristano, in un dettagliato controllo a due società di call center a Cagliari che operavano per conto di una primaria società nazionale di energia elettrica. Per i titolari sono scattate sanzioni per 110mila euro, con un recupero di contributi omessi o evasi da versare nelle casse dell'Inps pari a 497.851 euro. Coinvolti 128 dipendenti, le cui posizioni lavorative sono ora sotto esame.
L'indagine è stata più complessa del previsto perché le due società cambiavano continuamente il luogo di lavoro, scegliendo appartamenti in città come sede dei call center. Quando è scattato l'accertamento, i dipendenti si sono barricati all'interno della sede ed è stato necessario l'intervento dei carabinieri per entrare. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i lavoratori venivano assunti con contratti di collaborazione continuativa per mascherare in realtà il rapporto di lavoro subordinato. La "direttrice" potrebbe essere denunciata con l'accusa di caporalato.