CAGLIARI. Per una volta i tempi della burocrazia servono a risparmiare. Ma se la notizia sembra buona, ci sono anche altri aspetti meno positivi. Il Brotzu ha bloccato un appalto da 160 milioni di euro, già aggiudicato in via provvisoria, per l’acquisto di pacemaker, defibrillatori, altri “dispositivi impiantabili, materiale per elettrofisiologia ed estrazione” che dovevano essere forniti a tutte le aziende sanitarie sarde. Un gigantesco contratto di fornitura basato su un fabbisogno calcolato nel 2014. Intanto, però, i prezzi sono scesi del “25-30 per cento”, è spuntata una convezione Consip che farebbe pagare meno, molto meno le attrezzature richieste. E si è scoperto anche che il meccanismo di aggiudicazione scelto “potrebbe determinare la compromissione dei principi di buona andamento e di economicità amministrativa”. In più, ancora nel frattempo, è nata la nuova azienda unica regionale.
Un pasticcio milionario a sette zeri, insomma, evitato all’ultimo, con la delibera di revoca firmata il 17 luglio dal direttore generale Gabriella Pintus, che ripercorre le tappe della vicenda.
Si legge che nel 2014 era stato analizzato il fabbisogno di tutte le strutture sanitarie sarde per la fornitura di apparecchiature elettrofisiologiche. Peacemaher, defibrillatori, elettrocateteri ma non solo. Erano state studiate le caratteristiche, le necessità, i numeri. E anche la spesa ipotetica per una fornitura triennale. Risultato: 33,4 milioni di euro all’anno, per tre anni, più l’eventuale rinnovo di uno. Totale: 160 milioni, Iva esclusa. Il maxi appalto – con il Brotzu capofila per tutte la Asl e Aou sarde - era stato indetto a febbraio del 2016. Sono state avviate le procedure. Lo scorso giugno ci si è accorti che qualcosa non andava. Perché in 36 mesi i prezzi di mercato sono scesi, qualcosa no quadrava nel capitolato. Insomma: l’affare non era più conveniente. Anche se le aziende avevano partecipato, presentate le loro offerte. E una si era anche aggiudicata in via provvisoria la fornitura. Tutto saltato, tutto da rifare.