CAGLIARI. "Cagliari e la Sardegna potrebbero vivere di solo turismo". Quante volte è stata pronunciata questa frase? E, soprattutto, quanto c'è di vero? Le basi esistono. Ma a mancare è sicuramente l'organizzazione. Perché non basta vivere su un'isola, o una città bella, se poi i turisti non possono davvero goderne. Per avere la dimostrazione è sufficiente seguire uno dei tanti gruppi di stranieri che passeggiano per Cagliari in queste prime giornate, quando la stagione di maggiore afflusso è alle porte.
Quartiere di Castello, cuore alto del centro storico cittadino. A fare da contorno alla passeggiata della comitiva scritte spray sui muri, cassonetti stracolmi e più di un edificio pericolante, nonostante le promesse di incentivi per il rifacimento delle facciate. Ma come si orientano i visitatori? Non certo seguendo la cartellonistica: le indicazioni o non ci sono o sono sbiadite. Quindi inutili. Ovviamente si sta parlando di persone che possono camminare sulle loro gambe. Perché raggiungere Castello, per un disabile, è impossibile. I residenti lo sanno da tempo, il turista lo scopre sul posto: gli ascensori sono fuori uso da tempo immemorabile.
Il percorso continua fra cantieri abbandonati: si sa quando sono stati avviati, non quando e se i lavori verranno ultimati. L'emblema sono gli scavi di Santa Caterina. E i monumenti visitabili? La torre del l'elefante è chiusa dal 2017: lavori in corso. Dovevano concludersi entro 300 giorni , come mostra un poster a 4 metri di altezza, quasi illeggibile. Poi c'è la torre di San Pancrazio, con un semplice cartello "chiuso". E il Bastione di Saint Remy, un tempo baluardo della bellezza settecentesca? Passeggiata coperta chiusa, scale di accesso anche.
Ed ecco concluso il tour di una città che però potrebbe e dovrebbe vivere di solo turismo.