CAGLIARI. La Camera di commercio non le ha chieste, la Fiera nemmeno. Eppure quelle piante sono arrivate, per abbellire la Campionaria del 2014. Nessuno le voleva pagare. Invece la Camera non solo adesso dovrà aprire i cordoni della borsa per onorare il debito: dovrà anche scucire oltre 10 mila euro di interessi, più le spese legali. Quindi 57.033 euro anziché i 43.920 chiesti tre anni fa dal fornitore, la Marino Fiori di Rivoli, in Piemonte. Mentre rimane aperto un dubbio: chi è il responsabile di questo spreco?
Una storia nata male e finita peggio - anche se qualche capitolo deve essere ancora scritto - quella delle piante recapitate alla Fiera in vista di una delle ultime edizioni della Campionaria vecchio stile (e quella "nuovo" stile sembra destinata a morire prima di nascere). Piante e fiori di vari tipi, scaricati nei piazzali ad aprile 2014 senza che nessuno sapesse bene chi e perché li avesse ordinati. Le ricostruzioni successive hanno permesso di stabilire che a chiedere l'allestimento era stato qualcuno ai piani alti del palazzotto del Largo Carlo Felice. Non l'allora presidente dell'azienda speciale ormai estinta, Ignazio Schirru, né il presidente dell'ente, che allora era Giancarlo Deidda.
Comunque, Marino Fiori aveva fatto il suo dovere. Anche se non esisteva alcun contratto, le piante sono arrivate e sono state piazzate. Nelle settimane successive una domanda: adesso chi paga? Boh, era stata la risposta da parte di tutti gli uffici. Il fornitore piemontese - come il segretario generale - però ha preteso che il corrispettivo venisse onorato: chiedeva oltre 43 mila euro.
L'11 marzo 2015 il consiglio camerale decide di non sborsare un centesimo per riconoscere quel debito. Le carte finiscono alla Corte dei Conti. La domanda era sempre la stessa: chi ha chiesto quelle piante e perché? Il venditore si rivolge al tribunale, ottiene un decreto ingiuntivo. Che viene recapitato il 7 dicembre 2016 una prima volta e il 16 una seconda.
Insomma: alla Camera di commercio nessuno poteva dire di non sapere. Tanto che, come si dice, viene messo in mezzo un avvocato (che avrà un suo onorario, ovviamente, quindi comporta ulteriori spese). La scelta ricade su Giuseppe Macciotta che, lette le carte, propone di cercare una transazione: non ci sono vie d'uscita, spiega, meglio tentare di strappare un ribasso. Ma la giunta camerale, presieduta da Maurizio De Pascale - subentrato a pasticcio ormai combinato - va avanti e opta per l'opposizione al decreto ingiuntivo. Non perché piacciano le liti temerarie, ma perché si voleva capire se ci fossero ulteriori margini di trattative e, intanto, trovare il responsabile.
Il 26 maggio scorso però il tribunale di Torino emette l'ordinanza: Marino Fiori deve essere pagato. E la Camera sborsa "lasciando comunque inalterata la necessità di una verifica delle eventuali responsabilità". Insomma: dopo tre anni si deve ancora trovare chi deve colmare lo spreco di 43.920 a titolo di capitale, 10.923 euro a titolo di interessi di mora e 2.190 euro a titolo di spese legali liquidate in decreto. Totale: 57.033 euro.