CAGLIARI. L'ex ospedale Marino potrà diventare tutto, fuorché un albergo. Era il 2006 e così recitava la delibera della Regione che indiceva il bando per l'assegnazione della gestione del rudere della vecchia colonia dux del Poetto.
Tredici anni dopo cambia tutto: l'ex ospedale Marino può diventare un albergo, o una struttura polivalente al servizio del parco di Molentargius. Che poi si chiama parco di Molentargius-Saline-Poetto. E un motivo ci sarà, anche se pare che nessuno lo sappia, visto che i tre ecosistemi vengono gestiti ognuno per conto suo e non con un sistema integrato.
Comunque, l'ennesima svolta definita “decisiva” – almeno sul piano burocratico – l'ha impressa il consiglio comunale, che ha approvato la variante al Puc che rende possibile la realizzazione di una struttura ricettiva al posto di quella schifezza – per chiamare le cose con il loro nome – che deturpa la spiaggia dei Centomila. Ora la parola torna alla giunta regionale, quella in scadenza di mandato guidata da Francesco Pigliaru, che dovrà emanare un altro bando: chi si accaparrerà l'immobile, di proprietà regionale, sarà il padrone di un albergo sulla spiaggia.
Resta l'incognita sui tempi. C'è da sperare che qualche cagliaritano che in questi giorni si vedrà la testa cosparsa d'acqua per il battesimo possa vedere i risultati prima di conseguire, se sarà bravo, il master dopo la laurea.
Intanto si sono buttati al vento tredici anni. E soldi: perché per evitare occupazioni l'ex Marino è sorvegliato a vista da guardiani che lavorano su tre turni di otto ore. Costo? Milioni di euro, negli anni.
Anche nel 2006 si respirava il clima della svolta imminente. Ma prima l'ex Marino andò in mano a un gruppo di imprenditori che ebbe alcune disgrazie giudiziarie. Poi, dopo ricorsi e controricorsi, l'aggiudicazione passò alla Prosperius del toscano Mario Bigazzi. La sua idea? Realizzare una clinica per lungodegenti con l'assistenza di una tecnologia che il medico considerava avanzatissima, quella di un esoscheletro artificiale.
Anche allora il Comune approvò una variante al Puc, dopo una miriade di conferenze di servizi con una ventina di enti coinvolti, dall'Asl ai vigili del fuoco, passando per la soprintendenza.
E poi cosa è successo? Semplice: tutti si erano dimenticati di chiedere all'assessorato alla Sanità se avrebbe concesso l'accreditamento alla struttura. E quando arrivò il lampo di genio (e siamo nel 2015) ecco la risposta: no, niente accreditamento.
Così l'aggiudicazione è stata revocata. Ricorsi, ancora. La Prosperius ha perso. Palla al centro, di nuovo. Ma finora, ha perso anche Cagliari, che deve convivere con quello schifo.