CAGLIARI. Dieci anni dopo l’alluvione di Capoterra del 22 ottobre 2008, con quattro morti e il paese devastato, il territorio non è ancora in sicurezza. È ciò che è emerso durante la giornata di studio organizzata dalla commissione Idraulica dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Cagliari in collaborazione con la Rete delle professioni tecniche della Sardegna nell’Aula magna della facoltà di Ingegneria.
"Alcune opere sono state realizzate", ha spiegato Fabrizio Porcedda consigliere dell'Ordine degli ingegneri, "ma gli eventi del 10 e 11 ottobre scorso hanno evidenziato che il territorio non è in completa sicurezza, pertanto sono necessari i completamenti dei lavori. Il territorio è particolare, per le sue caratteristiche necessita di investimenti importanti". Tra gli interventi da completare: il bacino del Santa Lucia e del Rio San Girolamo. "Sono indispensabili perché la realizzazione parziale non mette in sicurezza il territorio, l’apparato normativo non viene incontro alle esigenze, ci sono ancora due lotti da realizzare nel bacino del Rio San Girolamo e sulla statale 195 ci sono alcuni punti che non sono in linea con tutta la sicurezza del territorio".
Secondo Gianfranco Becciu, professore di Costruzioni idrauliche del Politecnico di Milano “la giusta strategia per affrontare questo tipo di situazioni non è quella di interventi singoli, è necessario intervenire sulla vulnerabilità del territorio e su quella delle persone, attraverso il recupero di alcune caratteristiche, interventi di riforestazione, aree urbanizzate abbandonate, la gestione più saggia delle aree che sono a rischio alluvione". Ecco perché bisogna "rendere strutture e infrastrutture resistenti al l’alluvione stessa: le persone devono essere preparate a gestire questi eventi che devono essere visti con il minor impatto possibile".