CAGLIARI. "Ad oggi si rimane in attesa del riscontro dello Stato Maggiore della Difesa". A due anni e mezzo dalla fima del "Protocollo d'intesa in materia di tutela ambientale ed attività esercitative militari" tra ministero dell'Ambiente e Difesa, non c'è traccia di dati sul monitoraggio dell'ambiente nei poligoni promessi dai militari: i questionari che la Difesa avrebbe dovuto inviare con cadenza trimestrale per consentire di predisporre le operazioni di bonifica sono sì arrivati (con grande ritardo) ma incompleti e pieni di errori. "Non è colpa nostra - spiegano dalla Difesa - abbiamo bisogno di tempo, anche perché ogni Regione segue criteri propri per le esercitazioni: anzi - propone il generale Comelli - sarebbe meglio che le questioni legate all'addestramento venissero trattate solo ed esclusivamente dalle Forze armate".
Per visualizzare il video da desktop, è necessario permettere l'esecuzione del plugin Flash.
Stessa situazione per quanto riguarda l'altro accordo firmato dallo Stato maggiore dell'Esercito e l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell'aprile 2016 per la collaborazione in materia di tutela ambientale". Dei tre step previsti dalla convenzione per rimuovere i residuati dal mare di Capo Teulada - fa sapere l'Ispra - tutto è ancora fermo alla prima fase, quella della indagine dei fondali con sensori e sommozzatori: per passare alla fase della bonifica vera e propria ci vorranno almeno altri due anni.
A far emergere la situazione, la richiesta di accesso agli atti sollecitata dal senatore del M5S Roberto Cotti che oggi - documenti alla mano - commenta: "C’è qualcuno, in Sardegna, che crede ancora ai pezzi di carta sottoscritti dai massimi livelli istituzionali, agli accordi di programma, ai protocolli in difesa dell’ambiente e della salute dei sardi? Ho paura di sì, ad iniziare da viale Trento. La realtà, invece, è un’altra. Documentabile. La Difesa continua a farsi beffe della Sardegna. Impunemente. È ora di dire basta".