LA STORIA. Avete presente la pecora con la lana completamente bruciata, fotografata accanto a una recinzione di filo spinato su un terreno devastato dal fuoco? Centinaia di pagine e decine di migliaia di utenti dei social network l'hanno eletta a immagine simbolo degli incendi in Sardegna. Addirittura, con impeto identitario, è diventata l'alfiere della resistenza dell'Isola davanti agli attacchi criminali dei giorni scorsi, perché nonostante tutto aveva resistito ed era sopravvissuta.
Bene (anzi, forse male): quella povera bestia era australiana. Era, perché intanto è pure morta. Abbattuta per evitarle atroci sofferenze. La foto è stata scattata dal fotografo professionista Alex Ellinghausen, a Uarbry, nel Nuovo Galles del Sud, in Australia. A febbraio 2017 il gigantesco incendio Sir Ivan - così è stato ribattezzato - ha distrutto qualcosa come 49 mila ettari di vegetazione. Interi villaggi rasi al suolo, 50 mila case senza energia elettrica, per il "più devastante" rogo della storia di quell'angolo di mondo. Ellinghausen ha fatto degli scatti straordinari. Tra questi, anche il ritratto di quella povera pecora che i sardi hanno eletto a loro simbolo. Ma nel reportage pubblicato dall'Huffington Post, che racconta quella tragedia per immagini, c'è anche il seguito della storia. Due allevatori si avvicinano alla bestia e, poco dopo, la abbattono con una fucilata. Un gesto di pietà.
Una certezza: gli incendiari sono dei maledetti bastardi, in Sardegna come in Australia. E sia scritto senza giri di parole. Ma nell'era delle sollevazioni popolari per una scatoletta di tonno seppellita sotto la sabbia da una turista cafona, forse è meglio selezionare meglio i simboli della Sardegna e dei suoi problemi. I motivi di doglianza e conseguente rabbia non mancano, non è necessario arrivare fino all'Australia per trovarli.