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Caro Sala sindaco di Milano, pensa se ti avessero detto "nara cixiri"

CAGLIARI. "Oh Beppe Sala, nara cixiri". No, caro sindaco di Milano, non le si sta chiedendo questo. Nessuno le si sta dicendo che in Sardegna entra solo chi sa pronunciare quella "x" come si deve, che o ce l'hai tra lingua e palato o non ce l'hai, per nascita. In passato  altri sono stati messi alla prova. Chi non riusciva non era sardo e non ha ricevuto un trattamento di favore.

No, Beppe Sala sindaco di Milano. Il messaggio che sta arrivando dalla Sardegna a tutto il mondo è: preferiamo che chi arriva per aria o per mare possa dimostrare, per il bene suo e degli altri (sardi e compagni di viaggio), che non si porta dietro il coronavirus.

. "Mi ricorderò di chi ci chiede una patente di immunità", ha detto lei in un video. Non si parla di "patente di immunità",  perché questo Covid-19 è subdolo. Lei lo sa purtroppo meglio di chi vive da questa parte del Tirreno. Ma almeno c'è un minimo di monitoraggio preventivo. Che, guardi sindaco, mica è una presa di posizione contro i "continentali": anche da prima che scattasse il  lockdown totale chi sbarcava, anche se era nato e cresciuto in Sardegna, era costretto a chiudersi in casa per quindici giorni. Quarantena obbligatoria. E tutti, ma proprio tutti, l'hanno rispettata. Anche se sapevano dire cixiri. Non si tratta di stare pro o contro Christian Solinas, lo dimostrano i commenti (qualche migliaio) a corredo delle sue dichiarazioni: non sono tanto piaciute.  

Intendiamoci, anche qui stiamo cercando di capire in che modo Solinas, il presidente della Regione, vorrà arrivare a questo salvacondotto sanitario. Si era parlato di tamponi da effettuare prima della partenza, poi di test salivari. Prima, ma forse anche all'arrivo. C'è un mondo, fatto di turismo, quello che produce il 14% del Pil sardo, che aspetta risposte certe. Si è anche parlato di 2,5 milioni di ingressi durante la stagione estiva. Sa, caro sindaco di Milano, che fanno paura? In Sardegna durante tutto l'anno siamo poco più della metà. E gli ospedali quelli sono. Gli stessi che sono ancora chiusi per chi non è stato contagiato, anche se il numero di attualmente positivi nell'Isola è pari agli abitanti di un condominio di Lambrate, lì da voi. 

Ma di paura non si campa. E si deve aprire. Lei si ricorderà di chi chiede di farlo rispettando un parametro di sicurezza, come se fosse una mancanza di rispetto. Ora, non c'è bisogno di ricordarle (preterizione voluta) che era stato lei a fare una campagna per l'aperitivo per "Milano non si ferma", prima che gli italiani venissero chiusi in casa e i morti a decine di migliaia dentro le bare. Si chiede solo rispetto, tra tutti. Perché la famosa, tradizionale (e pregna di luoghi comuni) ospitalità sarda resta immutata. Pensi che non abbiamo ancora buttato a mare nemmeno i sardi che pronunciano Nuòro e non Nùoro.

Ma un po' di prudenza non guasta. O no?