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"Combattiamo il bullismo con cani e pet therapy": l'iniziativa di una coop

 

 

CAGLIARI. Combattere il bullismo e promuovere l'accettazione del diverso nelle scuole elementari, medie e superiori attraverso interventi assistiti con i cani. Questo è uno dei progetti della cooperativa Killia, "Scuodinzola", che da quattro anni si impegna nella promozione del rapporto fra uomo e animale studiando percorsi per tutte le età, dai 0 anni ai cento e oltre. Gli otto cani presenti in struttura, a Selargius, lavorano con persone con disabilità, normodotati, normo-comportamentali, persone affette da Alzheimer ed ex carcerati. I benefici sono tanti e, fra questi, l'efficacia della pet therapy riguarda la sfera comportamentale, emozionale e cognitiva.

"Il cane, ma anche il cavallo, vengono coinvolti attraverso le nostre attività per lavorare sulle proprie emozioni, sulla comunicazione e sul rispetto", ha spiegato Simona Cao, presidente della cooperativa e veterinaria, "perché il bullismo nasce anche da una problematica legata all'emozione e al conoscere se stessi". "Grazie alla conoscenza del diverso, l'animale, e alla nascita di questo legame", aggiunge, "lavoriamo sugli aspetti intimi della persona".

Le attività possono essere svolte in struttura, in un'aula in cui un team specializzato accompagna il bambino, il ragazzo o l'anziano verso la conoscenza dell'animale, con cui dovrà interagire. Ma è possibile richiedere il servizio di pet therapy anche al di fuori della struttura.

"L'animale ha una valenza molto grande a livello di mediatore, facilitatore sociale" ha aggiunto Diana Spinelli, psicologa e socia di Killia, "perché i benefici dati dal rapporto con l'animale sono tantissimi".  Fra gli obiettivi futuri della cooperativa, c'è anche quello di entrare negli ospedali cagliaritani per assistere, con gli amici a 4 zampe, i pazienti, le famiglie e gli operatori socio- sanitari.  "Stiamo cercando di fare rete per portare la relazione, soprattutto col cane, negli ospedali", ha detto ancora  Cao, "perché noi pensiamo alle famiglie che vivono situazioni difficili all'interno dell'ospedale ma a tutti, anche agli operatori che ci lavorano".