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Mappare e recuperare i rifiuti in mare grazie ai pescatori apneisti: "Fishing for the Planet" parte da Arbatax

 

 

 

 

 

 

 

ARBATAX. Quindici tonnellate di plastica al minuto scaricate in mare: la maggior parte finisce sui fondali. Da questo preoccupante dato, tra i tanti, parte il progetto Fishing for the planet, nato da un’idea di Simone Mingoia, presidente dell’associazione organizzatrice del Campionato mondiale di pesca 2021, che mette in campo i pescatori in apnea, da sempre conoscitori delle profondità e sentinella dello stato del mare, per segnalare e recuperare i rifiuti abbandonati, che negli anni hanno contribuito all’inquinamento marino. Un grande programma di mappatura presentato oggi nello splendido teatro naturale del piazzale Rocce Rosse, ad Arbatax, nel corso della tavola rotonda a cui hanno partecipato diverse professionalità del settore, tra autorità locali e biologi, unite per lanciare un messaggio importante al pubblico presente composto da un centinaio di giovanissimi studenti delle scuole di Tortolì.

"Approfittiamo del campionato di pesca per mappare il fondale all'interno dei circa 30 chilometri di campo gara", spiega Simone Mingoia, presidente dell'associazione organizzatrice del Wsc 2021 Scuola Apnea Sardgna, "Gli atleti, se si imbattono in rifiuti come lenze e reti, marcano sul Gps il punto e i dati vengono ceduti all'Università e alla capitaneria per la bonifica". "Durante la preparazione mondiale", aggiunge, "sono state già trovate e salvate due tartarughe marine impigliate a reti". 

I numeri forniti che arrivano dagli esperti sono impressionanti: si parla di centinaia di migliaia di bottiglie di plastica recuperate in mare, che finiscono sino a 12 km di profondità, dove poi si sminuzzano e diventano microplastiche, arrivando ad uccidere i pesci. Coinvolte quindi per la ricerca scientifica e per la rimozione le autorità locali da un lato e l’Università dall’altro.

"Su 100 pesci oltre 80 hanno microplastiche all'interno del loro stomaco", dice Alessandro Cau, biologo marino dell'Università di Cagliari, "Dobbiamo riflettere sul fatto che le nostre malefatte, alla fine dei conti, ci vengono restituite nei nostri piatti tutti i giorni". "Non è la plastica il colpevole, ma siamo noi", ammonisce Antonio Terlizzi, rappresentante Fipsas e docente di Zoologia e Biologia Marina, "dobbiamo fare un uso responsabile di questo materiale. Un esempio banale? Fare a meno della cannuccia quando si prende l'aperitivo". 

Poi una riflessione sulla pesca sostenibile, che, secondo gli esperti, esiste: il problema è invece la pesca industriale, cui contribuiamo tutti, con i nostri consumi. Il messaggio : meglio il pescato locale, che il pesce congelato, in sostanza. I pescatori, anche apneisti, da questo punto di vista possono svolgere un ruolo fondamentale per salvare le specie marine dalle plastiche. 

Fondamentale anche il ruolo di Legambiente, che divulga da sempre un’educazione al rispetto del mare con diversi progetti. La tavola rotonda è stata poi l’occasione per salutare a distanza, in collegamento video, la madrina dell’evento, la pluricampionessa apneista Alessia Zecchini, che dice agli studenti presenti di non rinunciare mai ai propri sogni, e il direttore dell’acquario di Cala Gonone Flavio Gagliardi.

Il Comune di Tortolì intanto può esultare: come spiega l’assessore all’ambiente Walter Cattari, tutte le spiagge qui, sono bandiera blu: un esempio da seguire.