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CAGLIARI. La giornalista Francesca Barra torna a parlare del deepnude, spiegando che ha presentato una proposta agli europarlamentari.
Ai microfoni di Demografica, la giornalista dice di "aver capito sin dall’inizio che questa sarebbe stata una battaglia prima di tutto culturale”. Due settimane fa ha denunciato la presenza online di foto manipolate, che la ritraevano nuda.
Solo nei primi sei mesi del 2025, circa tremila minori in Italia sono stati “spogliati” virtualmente con tecnologia deepnude, mentre il 52,3% dei giovani non è in grado di distinguere un video manipolato da uno autentico.
Il deepnude si è consumato su SocialMediaGirls, piattaforma che conta 7,5 milioni di utenti nel mondo.
Dopo la denuncia sui social, è arrivata quella legale, depositata alla Polizia postale, avviando gli accertamenti sul caso. SocialMediaGirls però è una realtà internazionale molto più complessa da oscurare.
“Serve una legislazione transnazionale, che obblighi almeno i Ventisette Paesi europei ad avere regole comuni sul fenomeno del deepfake e del deepnude. Negli ultimi giorni ho presentato una proposta ad alcuni parlamentari europei che si occupano di questo tema”, spiega Francesca Barra.
Come tanti altri siti illeciti, SocialMediaGirls utilizza server in Paesi con leggi permissive e li cambia periodicamente.
“Io denuncio, nella migliore delle ipotesi oscureranno quel sito, ma puoi vedere quel sito all’estero. Non tutti i Paesi abbracciano la stessa normativa. Non hanno un progetto comune, non hanno una norma comune”, racconta la giornalista.
L’Italia è stata il primo Paese europeo a introdurre un reato specifico per il deepfake con la legge 132 del 2025, che prevede pene da 1 a 5 anni, entrata in vigore il 10 ottobre. Due settimane dopo è arrivata denuncia di Francesca Barra, che sottolinea quanto sia facile per questi siti restare operativi.
Secondo Barra, “c’è bisogno di una task force addestrata a parlare lo stesso linguaggio di questi criminali, che conosca il modo in cui si muovono, che possano andare a prevenire le mosse. Perché chiudono da una parte, ne aprono un altro e questa cosa non riusciremo mai a fermarla se non ci sarà un controllo comune almeno tra i Paesi europei”.
Gli Stati Uniti hanno fatto passi avanti con il Take It Down Act firmato a maggio scorso, che rende il revenge porn e il deepfake reato federale con tre anni di carcere e multe, obbligando le piattaforme a rimuovere i contenuti entro 48 ore dalla richiesta della vittima.
“Ho scritto ad alcuni europarlamentari chiedendo un incontro e una strategia comune che possa allineare gli Stati Ue nella protezione dei soggetti più fragili e nel contrastare questi nuovi reati che purtroppo stanno toccando noi, ma soprattutto i minori, le persone più fragili, più esposte”.
Secondo i dati raccolti dal gruppo informatico Home Security Heroes, l’Italia è il quarto Paese più colpito dal fenomeno del deepfake porn dopo gli Stati Uniti, la Russia e l’Argentina.














