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CAGLIARI. "La verità è che la Sardegna resterà per quasi il 40% ancora bloccata, perché ci sono focolai non chiusi a causa del mancato abbattimento dei capi. E finché quei focolai non vengono chiusi, entro un raggio di 50 km tutto rimarrà fermo, con danni enormi per gli allevatori che hanno fatto il loro dovere vaccinando e rispettando le regole".
Lo denuncia il Centro studi Agricoli che commenta il via libera della Commissione Europea sulla revoca del blocco sulle movimentazioni dei bovini dalla Sardegna.
"La revoca delle zone di restrizione avverrà progressivamente, zona per zona, nei termini previsti dalla normativa comunitaria. I tempi non dipendono da decisioni discrezionali, ma dalla data di estinzione dei focolai che hanno originato le restrizioni: solo dopo la completa chiusura formale di un focolaio, può partire il conteggio dei giorni necessari per revocare la zona interessata.
Sulla base delle informazioni tecniche e dello stato epidemiologico attuale, è ragionevole prevedere che nell’arco di circa un mese la maggior parte delle zone verrà revocata.
Resteranno invece attive le restrizioni relative ai focolai che risultano ancora aperti a causa del mancato abbattimento dei capi infetti: per questi focolai, e per tutte le aziende comprese nel raggio di protezione, non potrà essere avviato alcun procedimento di revoca.
Gli allevamenti situati nelle aree in cui permangono focolai non chiusi resteranno completamente bloccati. La normativa prevede inoltre che, entro un raggio di 50 km dai focolai ancora aperti, la movimentazione degli animali resti sospesa fino alla chiusura formale del focolaio e al decorrere dei termini tecnici.
Contrariamente a quanto viene propagandato da alcune associazioni, la revoca delle zone non rappresenta una conquista politica o un merito particolare di qualche organizzazione:
si tratta di un atto dovuto, automatico e previsto dagli standard sanitari internazionali.
A causa della permanenza di alcuni focolai non ancora estinti, circa il 40% del territorio regionale resterà comunque soggetto a restrizioni, con impatti significativi sulla movimentazione dei capi, sulla programmazione aziendale e sul mercato dei bovini sardi, già gravemente compromesso da mesi di blocco.
Il Centro Studi Agricoli evidenzia la necessità di:
- accelerare le procedure di chiusura dei focolai ancora aperti;
- definire un cronoprogramma chiaro, pubblico e verificabile;
- garantire trasparenza sui dati epidemiologici;
- attivare immediatamente gli indennizzi a favore dei produttori danneggiati", prosegue la nota.
Il commento di Tore Piana – Presidente del Centro Studi Agricoli
"Sulla revoca delle zone di restrizione è bene parlare chiaro: non è un risultato politico, non è una vittoria di nessuna associazione, e men che meno un merito da sbandierare", così il presidente del Centro Studi Agricoli, Tore Piana. "È semplicemente un atto dovuto, stabilito dalle norme europee, che scatta automaticamente quando i focolai vengono formalmente estinti.
La verità è che la Sardegna resterà per quasi il 40% ancora bloccata, perché ci sono focolai non chiusi a causa del mancato abbattimento dei capi. E finché quei focolai non vengono chiusi, entro un raggio di 50 km tutto rimarrà fermo, con danni enormi per gli allevatori che hanno fatto il loro dovere vaccinando e rispettando le regole.
Ora la priorità non è fare propaganda, ma chiudere i focolai, liberare il territorio e pagare subito gli indennizzi a chi sta subendo danni pesantissimi. Il Centro Studi Agricoli continuerà a vigilare e a dire le cose come stanno, senza sconti per nessuno", conclude Piana.










