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CAGLIARI. È pronto a partire il primo impianto di biometano a Macchiareddu. Qualche giorno fa una delegazione di Itabia – Italian Biomass Association, associazione indipendente e senza fini di lucro che dal 1985 opera nel settore della bioenergia, ha visitato l'impianto da 24 milioni di euro, situato nell’area industriale del territorio di Capoterra, di notevole interesse nell’ambito della crescita della bioeconomia circolare nella Regione Sardegna, che "sarà in grado di trattare - fa sapere il direttore dei lavori Massimo Serra - circa 40mila tonnellate/anno di frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti urbani della Città Metropolitana di Cagliari, oltre 10mila tonnellate di rifiuti lignocellulosici, per la produzione di biometano e fertilizzante organico".
Il processo, basato sull’impiego di tecnologie innovative ed altamente efficienti, prevede una fase di digestione anaerobica del substrato in ingresso, da cui derivano una corrente di biogas (miscela di metano e anidride carbonica, con tracce di altre sostanze) e un residuo solido che prende il nome di digestato.
In un secondo momento, il biogas viene sottoposto ad un trattamento di purificazione e rimozione dell’anidride carbonica (upgrading), arrivando così alla produzione di metano, che può essere impiegato come combustibile rinnovabile in aggiunta all’utilizzo di metano previsto dal prossimo piano di metanizzazione regionale, mentre il digestato viene avviato ad una sezione di compostaggio dove, con l’aggiunta di 10.000 t/anno di materiale strutturante (residui di potatura e altri substrati lignocellulosici) subisce un processo di “maturazione” che lo trasforma in un compost di elevata qualità utilizzabile per il ripristino della sostanza organica nei terreni agricoli.
L’impianto è stato realizzato con un finanziamento PO FESR Sardegna 2014-2020 AZIONE 6.1.3 per un costo complessivo di circa 24 milioni di euro.
"La digestione anerobica", fanno sapere gli esperti, "viene realizzata in due bioreattori che opereranno in parallelo e saranno in funzione per 8.500 ore di servizio annuo (al netto delle attività di manutenzione), producendo 3.400.000 m3 di biometano e, in prospettiva 2.500.000 m3 di CO2, che potrebbe essere a sua volta recuperata e valorizzata, ad esempio per la “fertilizzazione carbonica” di colture in serra, in alternativa al rilascio in atmosfera. L’intero processo si svolge in ambienti confinati posti in depressione, con un successivo trattamento dell’aria aspirata che evita la fuoriuscita di qualsiasi odore sgradevole".
Sul posto per il sopralluogo anche il presidente di Itabia, Vito Pignatelli, che ha riconfermato il grande interesse che si riscontra, a livello nazionale ed europeo, per lo sviluppo della filiera del biometano e l’impiego in agricoltura di biofertilizzanti in sostituzione di quelli di sintesi chimica. "L'impianto", ha detto Pignatelli, "è sicuramente uno dei più avanzati e interessanti fra quanti da me visitati, al punto che la sua prossima entrata in funzione potrà renderlo un modello di riferimento non solo in ambito regionale, ma anche in altri contesti analoghi italiani ed esteri".










