LA MADDALENA. Niente esercitazioni militari con le bombe nelle acque della marina protetta dell'arcipelago della Maddalena. Almeno per ora. L'ordinanza emanata il 15 febbraio scorso dalla Capitaneria di Porto - che aveva interdetto dal 20 febbraio all’8 marzo dalle ore 8 alle 22 ogni tipo di attività tra La Maddalena (Punta Chiara) Cannigione e Monaci estesa poi ad un’area di raggio pari a 1.000 metri, per permettere in tutta sicurezza le esercitazioni con esplosivi da parte degli artificieri del Comsubin - è stata abrogata.
Sul caso interviene associazione culturale attiva nell'ambito della difesa e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e naturalistico italiano, Italia Nostra Sardegna che scrive:
"Le acque della Maddalena hanno assistito in questi giorni ad una surreale tragicommedia", si legge sulla nota. "In pratica per 18 giorni maddalenini e galluresi frontalieri si sarebbero visti defraudare dell’accesso all’arcipelago ed a tutto lo specchio acqueo compreso tra Caprera, Cannigione e la Maddalena. Motivazione: una richiesta del Comsubin (Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori della Marina Militare) che aveva perentoriamente deciso di eleggere l’arcipelago a sito per “operazioni di addestramento con impiego di esplosivi”, continua.
"Solo grazie ad un intervento in extremis dell’Ente Parco si è scongiurato un caso di follia ecocida. La Capitaneria ha provveduto ad evitare l’assalto parabellico, revocando in data odierna le Ordinanze con la singolare motivazione che non ci si era accorti dell’inserimento di un’area SIC all’interno del poligono marino interdetto", denuncia l'associazione. "Come Italia Nostra Sardegna ci chiediamo. È mai accettabile il fatto che le Forze Armate, pur disponendo di migliaia di ettari di superfici e centinaia di chilometri di coste in Sardegna, già devastate e inquinate in modo irreversibile da attività militari, debbano eleggere a scenario delle loro 'missioni impossibili' un’area che vanta la presenza di un Parco Nazionale e di un’Area Marina Protetta, nonché Sito di interesse comunitario e Zona a protezione speciale? In altri termini è legittimo che il più alto grado di tutela ambientale, imposto da leggi comunitarie e nazionali, debba essere violato, anzi impunemente violentato, da esercitazioni a fuoco che contemplano l’esplicito uso di esplosivi? Quali caratteristiche strategiche hanno questi luoghi ai fini della sicurezza nazionale (l’Italia, art.11 della Costituzione, 'ripudia' la guerra) per giustificarne un utilizzo che è agli antipodi, sia in termini naturalistici che etici, della fruibilità sostenibile?", continua il comunicato.
"Vorremmo anche sapere. È ammissibile che la Capitaneria di Porto, organo deputato alla sicurezza della navigazione, non si ponga alcun interrogativo in merito alla legittimità della richiesta del Comsubin e nello spazio di soli 11 minuti e con un anticipo di appena 5 giorni proceda d’imperio, con avallo tacito e subalterno, all’isolamento dell’arcipelago e della costa frontaliera, nemmeno interrogandosi sui vincoli e sulle prerogative istituzionali che tutelano un’area naturale protetta? Siamo forse a nostra insaputa precipitati in uno stato di guerra o peggio ancora il Tempo della Storia ha invertito il suo corso? È appena il caso di ricordare le responsabilità accertate da Commissioni di inchiesta parlamentari, le molteplici sentenze sia in sede penale che civile, i dati epidemiologici incontrovertibili, che puntano il dito contro le più alte gerarchie dell’esercito e sono collegate all’uso illecito di quelle servitù che il ministero della Difesa ha, con un inscrollabile giogo, imposto ad una così ampia parte del suolo sardo.
Ad un giogo politico ed a subalternità culturale sembra soggiacere il ministero dell’Ambiente nei confronti della stessa compagine governativa, visto che assiste inerte (quando non compiacente) alla devastazione degli ecosistemi, alla violenza sui paesaggi, alla distruzione della fauna e degli habitat, pur di non intralciare interessi economici e racimolare consensi elettorali. Occorre forse ricordare che nei santuari della natura, brandelli di Riserve a stento sopravvissute ad una hybris antropocentrica, istituendo i quali l’Uomo appena soffoca il rimorso per la distruzione del creato, l’uso della caccia è vietato e quindi, di sottesa conserva, l’uso delle armi e degli esplosivi. Che senso avrebbe, infatti, proteggere gli habitat per poi distruggerli, così come nel caso emblematico della penisola Delta a Teulada, anch’essa sito di interesse comunitario. Riteniamo che questi reiterati attacchi all’Etica della Natura debbano una volta per tutte avere fine, che la Terra sarda si debba affrancare dalla violenza delle armi e delle bombe, che la Sardegna abbia il diritto di scegliere la via della pace e non subire l’obbligo di preparare le guerre", conclude Italia Nostra Sardegna.
- Redazione