In Sardegna

L’intelligenza artificiale? “Mette a rischio 310mila lavoratori artigiani sardi”

 

maria-amelia-lai-confartigianato-sardegna

LONDRA. "Sono 109mila le aziende sarde in difficoltà e 310mila gli addetti a rischio con l’impatto incontrollato dell’intelligenza artificiale e dell’automazione in Sardegna". L'allarme arriva dai vertici di Confartigianato Sardegna che in questi giorni sono impegnati a Londra alla “The AI Summit London”, l'Isola è l'unica regione italiana presente al Summit Mondiale sull’Intelligenza Artificiale nella capitale inglese. 

“Valorizziamo la tecnologia, sfruttiamo i dati ma restiamo umani e, soprattutto, imprenditori artigiani”, afferma Maria Amelia Lai (presidente Confartigianato Sardegna).

"Numeri che si traducono nel fatto che per tre quarti delle imprese sarde il rischio sia medio-alto e che per 9 aziende artigiane su 10 il pericolo sia elevato. Tra i lavoratori, il rischio elevato impatta per 4 dipendenti su 5, mentre per quelli artigiani la percentuale di pericolo elevato arriva al 98%. Al contrario, se gestiti in modo oculato, questi due fattori per le imprese sarde potrebbero rappresentare una grande opportunità di crescita e cambiamento. Su tutto questo vuole fare luce l’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, dal titolo “L’impatto dell’intelligenza artificiale e dell’automazione sulle imprese dell’Isola”, studio che ha rielaborato i dati Ocse, Eurostat, UnionCamere e Anpal del 2022 e 2023.

Dal dossier emerge anche come, per ora, solo il 5% delle piccole imprese isolane utilizzi l’intelligenza artificiale per svolgere le proprie attività in modo più efficiente e preciso, quindi per migliorare i prodotti, organizzare le linee produttive, gestire i magazzini e incrementare i servizi offerti. “Dobbiamo valorizzare la tecnologia, sfruttare la lettura dei dati ma restare umani e, soprattutto, rimanere imprenditori artigiani”. Così da Londra, la presidente di Confartigianato, dove si danno appuntamento espositori nazionali ed internazionali di Intelligenza Artificiale, Tecnologia Digitale, Marketing online, Rete d'Informatica, Servizi, per verificare i benefici e danni che questi fattori rivoluzionari potrebbero avere sulle imprese sarde.

“Siamo orgogliosi di dire che la Sardegna è l’unica regione italiana presente a questo evento mondiale - continua la presidente – e siamo qui come Associazione Imprenditoriale per prepararci a scoprire e, soprattutto, governare, un mondo in cui l'intelligenza artificiale potrebbe diventare il fulcro dell'innovazione aziendale aprendo le porte a una nuova era di prodotti evoluti e rivoluzionarie funzionalità, senza però esserne travolti”.

“La sinergia tra il mondo fisico, rappresentato dalla maestria umana, e il digitale, incarnato dalle macchine intelligenti e l'automazione – prosegue - rappresenta anche una sfida imminente per le piccole e medie imprese sarde, che però dimostrano di possedere una resistenza innata”.

Delle 109.372 aziende sarde toccate da intelligenza artificiale e contestuale robotizzazione di processi, il 27,3% (29.834 realtà) è a basso rischio impatto, il 56,1% (61.388) è a medio impatto mentre il 16,6% (18.150) potrebbe subire un impatto elevato. Tra le 27.434 realtà artigiane, il 2,5% (698 unità) subirebbe un impatto basso, il 68,4% (18.760) avrebbe un impatto medio e ben il 29,1% (ben 7.976 unità) subirebbe un impatto alto. Situazione analoga tra gli addetti: tra il 310.479 lavoratori, il 20% (62.232) sono a basso rischio, il 54,3% (168.620) sono a medio rischio mentre il 25,6% (79.627) sono ad alto rischio. Tra i 64.198 dipendenti artigiani, 2,6% (1.664) sono a basso rischio, il 62,2% (39.922) sono a medio rischio e ben il 35,2% (22.612) sono ad alto rischio.

L’analisi dice anche che il 25,2% delle imprese sarde (5° posto in assoluto in Italia) ricorre a investimenti indirizzati all’utilizzo di big data per cogliere informazioni sui mercati. Inoltre, il 68,1% delle aziende isolane ha effettuato investimenti digitali per adeguare le competenze mentre solo il 34,6% dei dipendenti a seguito attività di formazione nell’ambito della digitalizzazione. Infine, solo il 13,5% delle realtà territoriali è alla costante ricerca di personale con profilo Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics).

Gli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale nelle piccole imprese in questo momento viene adottata, in particolare, ad esempio, per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%); a seguire la funzione di marketing o vendite, ad esempio per funzioni di assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (24,1%), la sicurezza informatica (21,1%) e l’organizzazione dei processi di amministrazione aziendale, come l’analisi dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita, (16,6%); con quote più contenuta l’uso di IA per le funzioni di logistica (10,3%) e la gestione delle risorse umane (5,8%). Le piccole imprese utilizzano gli “strumenti intelligenti” per l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (38,7% dei casi), per la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (32,0%), per identificare oggetti o persone sulla base di immagini (28,5%), e per l’automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot (28,0%).

A seguire, l’uso per generare linguaggio scritto o parlato – generazione del linguaggio naturale – (23,7%), per analizzare dati attraverso l’apprendimento automatico – machine learning, deep learning e reti neurali – (18,5%) e consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull’osservazione dell’ambiente circostante – robot o droni autonomi, veicoli a guida – (10,2%).

Secondo l’Associazione di Categoria degli Artigiani, l’IA influirà sulla struttura di offerta di servizi di assistenza ai clienti, servizi immobiliari e di vendita al dettaglio. Inoltre, saranno coinvolti servizi ad alta intensità di conoscenza dove sono controllati ed analizzati grandi quantità di dati: professioni legali e mediche, servizi di consulenza fiscale e finanziaria, servizi pubblici come la sanità e l’istruzione. Gli algoritmi evolveranno, fino a svolgere attività creative, oltre a quelle ripetitive. Aumenteranno i rischi di concentrazione economica, mentre si delinea un intreccio di rilevanti implicazioni geopolitiche conseguenti allo sviluppo dell’IA.

“In ogni caso – riprende la presidente Lai - è imperativo fornire un sostegno tangibile alle piccole e medie realtà durante la transizione digitale, un processo complesso che richiede tecnologie interconnesse e, soprattutto, competenze, mentalità aperta al cambiamento e capacità di adattamento. È essenziale avviare un dibattito approfondito sull'interazione sempre più intensa tra l'uomo e la macchina, esaminando a 360 gradi le difficoltà e le opportunità sia per le imprese che per i dipendenti”.

Secondo Confartigianato Sardegna, infatti, se questo processo non viene adeguatamente gestito, potrebbe causare una temuta “disoccupazione tecnologica” che colpisce duramente le aziende e i lavoratori.

Per gli artigiani sardi è urgente rafforzare il “sistema di anticorpi” che sta progressivamente indebolendosi, ma che finora ha protetto i cluster di imprese dagli effetti negativi generati, ad esempio, dalla recente pandemia, dalle crisi globali e dalle guerre.

“All’automazione senza regole – continua la presidente Lai - si contrappone una situazione nella quale il sistema imprenditoriale sardo avrebbe robusti “anticorpi”, ovvero dodici variabili legate ad aspetti dell’innovazione, formazione, creatività e relazione dalle quali dipende il grado di immunità al rischio automazione”.

“Infatti – continua - in base a uno studio realizzato dalla nostra Associazione, che va considerato come puramente previsionale, in Sardegna, l’uomo sarà sempre in grado di vincere sul robot in quelle attività caratterizzate da relazioni interpersonali (turismo, creatività e cultura) e da una elevata diffusione, qualità ed efficacia del sistema formativo e orientamento all’innovazione”. “La sfida tra automazione e artigianalità – sottolinea la presidente - sarà affrontata dalle imprese sarde solo attraverso investimenti mirati nella formazione specifica, ampliando le competenze richieste dal mercato (soprattutto nei servizi personalizzati) e potenziando le competenze informatiche che si abbinano a qualsiasi settore.

La rapidità degli sviluppi scientifici e informatici sta portando a una trasformazione digitale dei sistemi produttivi, con vantaggi innegabili in termini di innovazione, ma comportando anche inevitabilmente alcuni svantaggi, come la sostituzione dei lavoratori con macchine e tecnologie in diverse aziende”.

“La nostra regione non è esente da questo cambiamento – rimarca - tuttavia, come dimostra un nostro recente studio, il lavoro umano, l'esperienza e le abilità, incluso il lavoro manuale, si rivelano indispensabili in molti settori e filiere produttive, di cui la nostra regione può vantarsi. Sostenute da un elevato livello di formazione, queste filiere rappresentano un'eccellenza che perderà la propria unicità senza il contributo umano. Stiamo per affrontare una nuova era in cui la fusione sinergica tra intelligenza artificiale e competenze umane ci porterà verso un futuro sorprendente e pieno di possibilità”.

Per Confartigianato Sardegna, l’intelligenza artificiale è una importante possibilità per la crescita delle PMI e non solo per le grandi aziende. La percezione diffusa è che questa nuova tecnologia appartenga al futuro di molte realtà ma, questo il dato di fatto, e quindi il fattore frenante, mancano le professionalità altamente specializzate ovvero scarseggiano competenze e risorse. Come accadde agli inizi degli anni 90, all’affacciarsi di Internet, le aziende che non investiranno da subito nell’IA, da qui a pochi anni rischieranno di uscire o sparire dal mercato.

Alcuni settori devono, e dovranno, affrontare livelli di competitività talmente elevati che l’eliminazione di inefficienze avrà tanto valore per loro quanto il raggiungimento di maggiori capacità in tutti gli ambiti relativi alle proprie criticità operative (produzione, lettura del mercato, prontezza di reazione/risposta alle sollecitazioni sia interne che esterne, ecc.). Tutto questo perché la velocità del cambiamento nei processi, nella società, nelle relazioni, nell’economia e nelle tecnologie ha raggiunto livelli che sono al di là delle migliori capacità umane.