In Sardegna

Cagliari, mesi neri per i baristi: mazzata finale con il Dpcm

CAGLIARI. “Rischiamo in un mese una perdita del 70 per cento”. Così Paolo Pietro Locci, titolare del bar Tiffany. Un punto di ritrovo dietro il Largo Carlo Felice, in via Baylle, soprattutto per i più giovani. Oggi i tavolini all’ora dell’aperitivo erano pieni. La maggior parte delle persone sorseggiava uno spritz, il drink tanto amato dai ragazzi. Un’abitudine che tutti dovranno perdere. Da oggi entrano in vigore le regole contenuto nell’ultimo dpcm Conte: serrande abbassate alle 18 per bar, ristoranti, gelaterie e locali. Si dice addio all’aperitivo dopo il lavoro. O alla birra dopo cena. “Pensavo di potesse chiudere alle 20”, dice Locci con un po’ di amarezza, “invece ci adeguiamo alle 20”. Davide Quirino Mullano, titolare del “Caffè Svizzero” del Largo Carlo Felice, parla di “tragedia”. Non solo per la chiusa alle 18, ma anche per lo smart working. “È tutto un connubio che porta forse allo sfascio, non lo so”. Poi c’è anche chi parla di locali piccoli, quindi “dipendenti a casa e lavoro dimezzato, anzi, molto di più”, dice Flavia Contini, dipendente del Morrison di Piazza Yenne, “puntiamo sulle colazioni, pranzo e post pranzo, ma i cagliaritani non sono abituati a uscire in questi orari”. A differenza dei suoi colleghi invece Francesco Mura, titolare del bar “Angolo 66”, di via Angioy, non è così pessimista. “Se questo sacrificio si fa per ottenere un risultato, e quindi con la speranza che la curva dei contagi si possa abbassare, che ben venga”.