NURECI. All’Arena Mamma Blues di Nureci una sorprendente prima serata per questa tre giorni conclusiva della diciannovesima edizione del festival Dromos. Ad aprire le danze, Vittorio Pitzalis: il bluesman sardo, con il cuore rivolto al Mississippi, presenta la sua prima fatica “Jimmi James” con modestia e grande spirito, facendoci partecipi di alcuni episodi che hanno scandito la sua vita e la sua musica, dai toni soffertim pervasi da tinte folk e la narrazione tipica dello smalltown.
Accompagnato dalla sua inseparabile chitarra resofonica, alternata da una acustica, Pitzalis traccia quella linea di continuità tra il tema del festival “Prigioni” e la reclusione della solitudine, del lutto: la scomparsa della madre e poi del gatto che dà il titolo all’album, Jimmi James. Con lui anche l’armonicista William “Willy boy” Rossi per la canzone “A dog named Kelly”. Una serie di brani che animano questa prima parte della serata proiettando le esperienze del compositore nella quotidianità di ognuno di noi tra sorrisi, commozione una gamma di emozioni che solo un vero maestro del blues sono in grado di suscitare.
A inframezzare i due spettacoli è la lettura di una lettera immaginata di Alda Merini, mesta e toccante, ad un medico dell’ospedale psichiatrico in cui venne segregata per dieci anni, dal 1962 al 1972, nel quale attacca duramente il giudizio sommario verso persone e donne come lei, ammutolite, dominate e addomesticate da farmaci ed elettroshock solo per essersi mostrate al mondo in maniera non conforme.
Puntuale, nonostante il disagio dovuto al volo Amsterdam-Cagliari, Lucy Woodward sale sul palco frizzante e trascinante, mentre racconta la disavventura capitatale con il sorriso e il desiderio di sdrammatizzare.
Un concerto davvero unico quello della cantante, con un grande ensemble di musicisti e coristi d’eccezione Hendrik Van Den Bergh, sassofono e clarinetto basso; Louk Boudesteijn, trombone; Edgar van Asselt, tastiere; Jelle Roozenburg chitarra; Udo Pannekeet, basso e Niek de Bruijn alla batteria. La nuova regina del new soul dalla voce graffiante, come i suoi “maestri” Rod Stewart e Carole King, si sente completamente a suo agio nell’arena e coinvolge il pubblico in maniera spontanea e scanzonata, tra brani originali tratti dal suo ultimo lavoro “Til they bang the door” (Ragdoll, Hot and bothered, quest’ultima scritta con la nonna) e alcune notevoli cover tra cui spicca una formidabile “Be my husband di Nina Simone”. La serata è proseguita ai giardini del sottomonte con Dancefloor Stompers sino a tarda notte.
Per la seconda serata Blues Tales e alle 22:30 Eric Bibb Migration Blues with Staffan Astner. Per il dopo festival, ai giardini del Sottomonte i The Ticks.