CAGLIARI. "Il tempo della tolleranza è finito": parole di Francesco Pigliaru, presidente della Regione. Parlava, ieri, di incendi e incendiari che "vanno denunciati". La domanda è facile facile: c'è mai stato un periodo, dai tempi dell'homo erectus a oggi, nel quale qualcuno ha "tollerato" chi appicca il fuoco? No, la risposta è no. Vedere la Carta de Logu, che dedicava cinque capitoli a questi criminali: rischiavano qualcosa come la pena di morte o il taglio della mano destra, a seconda dell'entità del danno. Innescare un rogo era considerato un delitto, allora come ora. Gli interessi tutelati erano quelli della proprietà e di un mondo agropastorale: in epoca giudicale non esisteva la sensibilità verso l'ambiente che esiste adesso. O dovrebbe esistere.
Perché, a guardare i numeri, la prima parola che viene in mente non è "evoluzione". Quest'estate in Sardegna siamo già arrivati a quota 1960 incendi. Solo l'anno scorso, alla data di ieri, i roghi erano stati 1440. Nel 2017 sono oltre cinquecento in più. E le indagini in alcuni casi hanno dimostrato l'origine dolosa. Bene fa quindi la Regione, anche se con una formulazione forse poco felice dettata dalla rabbia, a dichiarare guerra a chi volontariamente - chissà con quale scopo - devasta l'Isola con le fiamme.
E agli stupidi chi ci pensa? Esistono, sono tra noi e fanno danni. Per capire, ecco un piccolo esempio di cronaca minima cittadina. Viale Marconi, Cagliari, ieri mattina. L'aria si riempie di puzza di fumo e fuoco. Tirava forte il maestrale. Elementi che tutti insieme caratterizzano l'estate sarda. A bruciare però non era un bosco, la macchia mediterranea, un canneto, lo stagno di Molentargius. No, era un tombino tappato da foglie, rametti, carta che hanno preso fuoco perché in giro ci sono gli stupidi. Come quello che ieri ha buttato la cicca di sigaretta accesa dal finestrino dell'auto, andata a finire - trasportata dal vento - sopra gli aghi di pino. La fiamma è partita in un amen. E meno male che è successo in viale Marconi. E meno male che il tombino era lontano da altre sterpaglie. E meno male che qualcuno ha pensato di tagliare l'erba secca nello sterrato all'angolo con via Sarpi, dove parcheggiano decine di auto ogni giorno. Meno male, perché così si deve raccontare solo un piccolo episodio minimo e non di un disastro. Perché l'idiota che ha buttato quella cicca - che era ancora lì mentre qualcuno spegneva le fiamme che uscivano dal tombino - poteva passare ovunque e compiere lo stesso gesto. Bosco, parco, spiaggia, foresta o campi: l'imbecille non pensa alle conseguenze.
Lo diceva Carlo Maria Cipolla, nelle sue "Leggi fondamentali della stupidità umana". Il combinato disposto della prima e quinta norma è micidiale: "Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione" e "La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista". I criminali incendiari si possono combattere. Gli imbecilli pare di no: sono tra noi e sono così tanti da sembrare invisibili e inafferrabili.