CAGLIARI. C'è attesa per i risultati dell'autopsia sul corpo di Doddore Meloni. Dall'esito dell'esame sulla salma - disposto dal pm Marco Cocco e in corso di svolgimento nella camera mortuaria dell'ospedale Santissima Trinità ad opera del medico legale Roberto Demontis - dipenderanno le prossime mosse della famiglia del settantaquattrenne leader indipendentista, scomparso mercoledì mattina. L'avvocato di Doddore Meloni, Cristina Puddu, lo ha ripetuto ancora una volta ieri: "Stiamo valutando le azioni da intraprendere, aspettiamo l'autopsia per capire se ci sono delle responsabilità e denunciare".
Attesa anche la restituzione della salma ai familiari, che avverrà dopo il dissequestro da parte dell'autorità giudiziaria: solo allora si potrà procedere con il funerale. Un funerale al quale due mesi e mezzo fa - il 28 aprile, giorno del suo trasferimento nel carcere di Massama - nessuno tra gli amici e i conoscenti di Doddore Meloni avrebbe mai pensato di dover assistere. Il timore per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute era cresciuto nelle ultime settimane, quando Meloni - dimagrito di oltre 20 chili - cominciava a risentire in maniera preoccupante delle ricadute fisiche di uno sciopero della fame e della sete portato avanti con ostinazione per più di sessanta giorni. Si sentiva un prigioniero politico, il fondatore della repubblica di Malu Entu, deciso a portare la sua protesta fino alle estreme conseguenze.
A nulla erano valse le istanze di trasferimento ai domiciliari inoltrate da Cristina Puddu all'autorità giudiziaria e sistematicamente respinte al mittente: si è dovuto aspettare fino al 29 giugno perché a Meloni fosse concesso il ricovero all'ospedale Santissima Trinità di Is Mirrionis, dove si è spento mercoledì mattina colto da una improvvisa e fatale crisi. A piangere Doddore Meloni, insieme agli amici e ai parenti, tutta la politica isolana senza distinzione di fede politica.