CAGLIARI. Nella stagione 2020 si perderanno 9 milioni e 698mila presenze: il 70% in meno di stranieri e il 59% di italiani. Il fatturato degli alberghi sarà tagliato di 800 milioni di euro, si perderà il 67% dei posti stagionali (oltre 50mila lavoratori in meno), l’intero sistema turistico perderà oltre 2,5 miliardi di euro. È la fotografia di ciò che accadrà alla nostra Isola anche se la stagione turistica dovesse ripartire a pieno regime il 1 luglio. L’analisi di quanto accadrà l’hanno presentata le tre associazioni di Categoria regionali: Federalberghi, Confindustria e Confcommercio che rappresentano gran parte del sistema economico produttivo dell’Isola e quindi del pil.
Ai dati drammatici si aggiunge l’incertezza: la Sardegna sarà inserita nelle mete in vista della stagione turistica 2020? Troppe le domande che si fanno in questi giorni gli imprenditori che devono avere anche il tempo per rimettere in moto una macchina bloccata da due mesi a causa dell’emergenza coronavirus. Per questo le tre associazioni hanno fatto partire una campagna di raccolta firme indirizzata alla Regione e quindi al presidente Christian Solinas per sostenere il loro appello. “Non c’è più tempo, il 15 maggio per tutto il sistema è l’ultima data utile per avere certezze e risposte su come, quando e se la Sardegna potrà essere nella lista destinazioni turistiche della stagione 2020”.
I danni li riporterà tutto il sistema, non solo le strutture ricettive: ristoranti, stabilimenti balneari, fornitori di servizi, negozi, servizi di noleggio e l’elenco potrebbe continuare. Ma tutti sono pronti a ripartire secondo quanto si legge nel documento: “Tutto questo è insostenibile. Le strutture alberghiere sono pronte, gli aeroporti sono pronti, i ristoranti sono pronti e così i lavoratori, tutto il sistema è pronto: ora è il momento di avere certezze per poter programmare l’immediato futuro”. Per questo le richieste sono: conoscere al più presto le modalità per una riapertura in sicurezza, i protocolli sanitari e i processi dall’arrivo dei turisti alla loro partenza e le regole da seguire se si dovessero presentare casi di contagio. Gli operatori si sono anche detti pronti a lavorare con la Giunta per costruire una prospettiva nuova, consapevoli della delicatezza del tema e delle conseguenze sulla salute pubblica.