Storie

Il cigno origami (e il volo a planare del cigno vero)

 

Quasi per caso, in un’ovattata sera di inverno, su uno specchio d’acqua che più che riflettere si lascia dipingere, atterra con grazia disarmante uno stormo di cigni bianchi come nuvole. Stanchi di un lungo e attento sorvolare posti sconosciuti e impercettibilmente lontani. Una coppia di giovani turisti coglie l’elegante planata con la coda dell’occhio, a sessanta all’ora su una statale che costeggia lo stagno. Vorrebbero fermarsi, spendere un minuto per fotografare la scena, ma la spia di riserva della macchina a noleggio non lascia spazio a ulteriori spettacoli. Tutto ciò che rimane loro è uno sguardo distratto e ammirato.

Fra le nuvole galleggianti nell’acqua un origami di carta, imbarazzante ma non imbarazzato, si barcamena a fatica, sbatte sui cigni, ondeggia con fare sconclusionato.

Il gioco dell’imitazione. Così un origami di carta palesemente incoerente diventa un cigno come altri agli occhi dei turisti sulla statale, a sessanta all’ora. 

Così una notizia falsa, una diceria, leggende metropolitane, pensieri di tuttologi che diventano ingegneri, geometri, sismologi, analisti; come difettosi camaleonti, diventano parte integrante di qualcosa di serio pur essendo, a tutti gli effetti, “ciofeche”.
È la sola vista, attenta e filtrante, a poter riconoscere gli intrusi. Accostare nelle aree di sosta delle nostre quotidianità, il saper parlare e tacere, l’attenzione alle parole e a ciò che comportano. Andare oltre la nebbia.
Perché tanto un cigno, uno vero, torna in volo. Gli origami li divora la società, lo specchio d’acqua, la verità. E il loro volo diventata uno sprofondare nel melmoso dimenticatoio dal quale sono emersi. Ma per farlo bisogna prestare attenzione. Frenare. Scrutare e analizzare. 
Circolano troppe deduzioni da cigni origami tratte da foto frettolose. Sconclusionate considerazioni che diventano verità. Enciclopedie di idiozie, glossari di opinioni.