Scienza e tecnologia

"The last shopping": corsa all'ultimo carrello in fuga dalla Zona rossa

CAGLIARI. Gli Italiani si confermano un popolo diverso da qualsiasi altro.  Nel bene o nel male.  In meno di un mese siamo passati  dalla quasi  totale indifferenza  verso  gli avvenimenti cinesi legati al coronavirus, che veniva visto dalla nostra opinione pubblica come un problema lontano e veniva  considerato da molti  giornalisti  a malapena degno di un articolo di cronaca,  agli attacchi di panico diffuso e generalizzato di questi ultimi giorni.

Trovo  quindi molto interessante  quanto il nostro estro tutto “italico” sappia far di necessità virtù in ogni momento.  Anche il più critico. Ho trovato in rete questo game che si chiama  THE LAST SHOPPING,  un'applicazione mobile sviluppata da nostri connazionali, rilasciata in questi giorni sul play store in versione Android.

 

 

Video:  un trailer  preview del game per cellular  “THE LAST SHOPPING”

“Preparatevi per la vostra ultima spesa!  State calmi e non contagiatevi, prendete tutto e uscite, niente panico, non perdete la testa.” Sono queste le frasi che compaiono sullo schermo mentre  si gioca.

E’ solo un game per cellulari, nemmeno particolarmente intrigante, con una grafica molto vintage e pixelata  e una trama banale.  Permette solo di aggirarsi con un carrello, tra gli scaffali di un supermercato  cercando di arraffare il più possibile per far punti e uscire prima che il terribile virus Covid19 ti infetti.   L’ultima spesa che ci è concesso fare  prima del buio, della malattia e della quarantena insomma.

Eppure, questo piccolo e innocuo giochino dentro un market,  tutto “made in Italy”, che osserviamo con un sorriso, ci riporta immediatamente  ad un “gioco” molto più grande.  Al gioco del mondo  della  comunicazione  e dei mercati finanziari.  Un mondo che,  il  corona virus e il  continuo  diluvio di notizie  che riguardano l’epidemia alle nostre latitudini,  distribuito  sui media online e  sul web,  reiterato sui  palinsesti quotidiani delle Tv tradizionali  trasformerà in breve tempo in un mondo ben peggiore. 

Un gioco  che  lascerà sul terreno molte vittime. E non saranno certo soltanto le centinaia di persone  uccise dal virus, ma quelle dell’economia italiana che verrà messa in ginocchio. E in questo mondo ben poco ci aiuta a far chiarezza o abbassare la soglia di preoccupazione.  

Da un lato i media vecchi e nuovi sempre più in rete e globali, dall’altro le persone e gli utenti,  anche loro  sempre più connessi con il mondo ma sempre più chiusi nel proprio guscio. E, al di sopra di tutto questo  una comunicazione istituzionale , che certo non ha aiutato,  ci hanno portato dove siamo.   Tutti chini sul proprio cellulare, palmare o laptop, nei nostri  uffici semideserti, oppure a casa.  Tutti proni e in costante data-mining  in rete, sui social, nelle chat.  Siamo chiusi dentro  circuiti  autoreferenziali  e superficiali fatti di  TROPPE  e reiterate superficiali INFORMAZIONI che spesso equivalgono a NESSUNA INFORMAZIONE.   

I messaggi  di molti personaggi pubblici,  politici nazionali compresi,  che  pur di conquistarsi la scena non hanno esitato a dire tutto e il contrario di tutto ci sta dando il colpo di grazia. Li vediamo rincorrersi  sui media, negli schermi delle TV in studi vuoti e senza pubblico, come pesci nell’acquario.  Sembrano  anche loro consci di quanto  un vago sentore di “apocalisse imminente” stia cominciando a circolare ovunque.

Fuori dalle televisioni  stiamo contemporaneamente  assistendo ad un progressivo degenerare dei rapporti sociali.  Serpeggia un clima da caccia alle streghe e c’è chi urla ormai sui social il  “dagli all’untore”.

Anche noi di YouTG diamo notizie che non si vorrebbe dare, che parlano di  rivolte nelle carceri con morti e feriti ,   di gente che scappa dalla quarantena  delle  “Red-Zone  nelle grandi metropoli  del Continente per rifugiarsi nel  mitico Sud e nelle isole ancora “incontaminate” o quasi.  Sardegna compresa.   E che, molto egoisticamente decide di nascondersi nel proprio giardino.

1997 fuga da New York

Foto: una scena del film "1997, fuga da New York”  

Ecco, lo scenario apocalittico di questi giorni sembra  essere  quello di un vecchio film di Carpenter,  il mitico “1997, Fuga da New-York”. Ci si  aspetta solo di veder comparire  Jena con la benda all’occhio.

Ancora qualche tempo e vedremo  sulle strade delle “ronde” armate di onesti  cittadini che si riuniscono alla the Walking Dead  per cacciare gli zombie.  

Ore e ore di trasmissioni incessanti, talk show, approfondimenti e news stanno rapidamente trasformando l’Italia,  per l’immaginario collettivo del nostro paese e, quel che è peggio, soprattutto  per quello del resto del mondo,  nello scenario di un film apocalittico.

Un film a cui il resto degli spettatori occidentali  in platea, compresi i nostri vicini degli  altri paesi Europei,  sembra assistere sapendo fin dall’inizio quale  sarà la fine.

 

Andamento Spread 

immagine: un grafico ANSA che mostra il recente aumento esponenziale di  Spread e Btp  

Come se la cosa non bastasse,  tutto questo “social-grooming”  si è unito al  proliferare molto italico del  “Do It Yourself” ad ogni costo.   E quindi passiamo  dal diluvio dei “meme” o dei messaggini   ironici e divertenti  alle catastrofiche previsioni di ecatombe pandemica globale.  Mentre compare  all’orizzonte una schiera di  “tuttologi”, opinionisti da bar, da social, da talk-show  e da chat,   diventati   virologi dell’ultim’ora,  laureatisi in pochi giorni  all’Università di “Google Search”, che deve freneticamente postare qualcosa.  

Leggiamo post e commenti ovunque, di chiunque. Sul nulla e su qualsiasi cosa serva, per esorcizzare il terrore panico di  tutto quello che non si conosce. La paura che improvvisamente giunga, dentro le proprie case,  tutto quello che si è sempre preferito lasciar  fuori   dal proprio giardino.  

Ma ora più che mai, scopriamo quanto il giardino di ognuno si estenda  verso il mondo sempre più globale e sempre più spietato con i deboli.  Probabilmente la regoletta egoistica del “not in my backyard”,  non vale proprio più per nessuno di noi.  E lo stiamo, rapidamente,  constatando a nostre spese anche quando si parla  di cambiamenti climatici, di sfruttamento delle risorse, di guerre e conflitti in medio oriente o nel terzo e quarto mondo, di mancanza di diritti civili, come di  pandemie  oppure  di migrazioni di intere popolazioni.

Non ci resta che prendere il carrello e correre, verso quella che potrebbe essere la nostra ultima spesa, dentro questo bel  supermercato globale che abbiamo contribuito a creare.