CAGLIARI. Laura Giulia (Senzacognome). Quattordici anni, vaccinata e morta nel sonno nella notte. C’erano pure i dettagli: cagliaritana, somministrazione alla Fiera il 30 agosto, trovata a letto senza vita alle 3 dai genitori, funerali a Tortolì – suo paese d’origine - fissati già dalla mattina successiva. E con così tanti particolari, ecco quelli che “la conoscevo, è tutto vero”, “sono in contatto con la famiglia, purtroppo non è una notizia falsa”. La malafede, poi, sembra panna montata e si gonfia: “Attenzione, è morta una ragazzina di 14 anni: oggi l’hub vaccinale della Fiera sarà chiuso”. Nel giorno dell’open night dedicato ai giovanissimi. La bufala è esplosa.
Il finale è noto. Laura Giulia Senzacognome forse non esiste nemmeno. Di certo non è morta. Una fake news, come si usa dire. Ma come è nato tutto? Questa è l’autopsia di una notizia falsa, della sua genesi, delle sue conseguenze. E un breve viaggio nel piccolo e strano mondo No Vax cagliaritano.
Per capire bisogna arrivare alle fonti iniziali e seguire le tracce lasciate su Facebook e Whatsapp. Tra centinaia di commenti e condivisioni, si risale al primo post. L’autore è E.T.F., cagliaritano, trent’anni: lui dà inizio alla valanga con una comunicazione dettagliata fatta di nomi (non cognomi, questo è importante), orari, circostanze. Come quella sulla vaccinazione della povera vittima. Assicura che quando la famiglia deciderà di parlare, saranno forniti ulteriori elementi.
Sembra che sappia. Non sa niente. Non sa nemmeno che il suo scritto sta arrivando ovunque. E ignora che il sindaco di Tortolì Massimo Cannas, informato della cosa, ha mobilitato polizia municipale, carabinieri, ufficio anagrafe, parroco. Le domande sono: “Ci sarà un funerale qui? Abbiamo una ragazza di 14 anni morta?”. La risposta è sempre le stessa: no.
Però, in effetti, la morte sarebbe avvenuta a Cagliari. E qui un istruttore sportivo dà per certa la notizia e farcisce con una aggiunta: l’hub vaccinale della Fiera chiuso per il lutto. Il delirio è servito. Vola Facebook, vola Whatsapp. Qualcuno dubita: “Non è uscita da nessuna parte”. Altri replicano: “No, è vero, conosco i familiari”. E per “altri” s’intende tanti. Troppi. Che accusano i “media di regime” di restare in silenzio. I portatori della notizia insistono. Manco fossero inquirenti, però, si trincerano dietro il più stretto riserbo. Davanti ai dubbi - anche perché iniziano ad arrivare le immagini della fila nel centro vaccinale aperto - giocano un argomento forte: “Vedrete domani sui necrologi dell’Unione Sarda”. La fesseria intanto ha preso forma, è diventata verità.
Così ecco che il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu fa lo stesso giro del collega ogliastrino Marcello Cannas. E la risposta è la stessa: no, non risulta alcuna quattordicenne deceduta. Truzzu smentisce pubblicamente.
Intanto si è mosso anche il circo mediatico. Una decina di giornalisti si butta sulla notizia. Perché se davvero è morta una quattordicenne dopo il vaccino, la notizia si dà (nella speranza che non se ne accorgano Soros, Bill Gates e compagnia manipolatrice, che pagano gli stipendi).
Le verifiche si fanno penetranti. Squillano i telefoni dei vertici dell’Ats, del centro vaccinale della Fiera, di sindaci, di addetti alle agenzie di pompe funebri, di magistrati di turno, di necrofori. Le fonti vengono setacciate. Partono le indagini interne. Risposte: no, no, no, no, no, no, no.
Ma i giornalisti sono i primi a sapere che non si chiede all’oste se il vino è buono. Così non resta che chiamare chi ha scatenato tutto.
La prima preoccupazione dell’interpellato, convinto No Vax, è: come ha fatto ad avere il mio numero di telefono? Opposto il segreto professionale (“capisco, sono anche io pubblicista”), ecco le domande. Il tenore è: “Come è questa storia? Lei sembra ben informato”. Non lo è: parla di una chiamata di un amico, che sarebbe il padre di una ragazzina, che a sua volta avrebbe ricevuto la notizia della morte della compagnetta di scuola. Appena vaccinata, ovviamente. La stessa storia che viene raccontata in un audio di whatsapp che inizia a inondare i telefoni cagliaritani. Lì parla il presunto padre della presunta compagnetta (che ha un nome, Federica, e non un cognome) della presunta morta. “Mia figlia è sconvolta, non posso aggiungere di più: sta chattando con la mamma della vittima, anche lei sconvolta perché le ha fatto prendere il siero”, è il contenuto.
Durante la telefonata con l’autore del post le certezze vengono annacquate da un diluvio di condizionali. Giornalista: “Sa che non ci sarà nessun funerale a Tortolì?”. Autore: “Lì forse ho esagerato”. Giornalista: “Ma sa almeno il cognome della morta?”. Autore: “No, non ancora, la famiglia non parla”. Giornalista: “Ma si rende conto del casino che ha scatenato?”. Autore: “Lo so, magari mi arrestano”.
La chiamata si chiude con la rassicurazione che, appena possibile, sarebbero stati forniti ulteriori elementi. Gli stessi garantiti da quattro utenti Facebook che hanno scritto di essere a stretto contatto con la famiglia che ha subito il lutto. L’attesa è vana: tutti – ricontattati il giorno successivo, dopo una scorsa alle bacheche zeppe di contenuti contro la dittatura sanitaria - alla fine ammettono: “Niente, nessuna conferma”.
Una di loro confessa: “Il padre della compagnetta sta iniziando a credere che abbiano fatto uno scherzo a sua figlia”. Uno scherzo che configura il reato di procurato allarme, a causa del meccanismo “me l’ha detto mio cugino”. Elio cantava che suo cugino una volta è morto. Laura Giulia non è morta.
Finita? No. Perché tra i tanti tentativi, c’è stato quello di dialogare con colui che con un post aveva chiuso il centro vaccinale della Fiera. A domanda specifica, risponde: “Lei è uno pagato dall'elite? Da big Pharma? Lei è pro siero genico sperimentale? Eppure è tutto chiaro. Più "vaccini" si fanno più varianti si creano, più il virus si rafforza. Inoltre nei vaccini c'è di tutto” (Testuale).
E l’autore del post che ha fatto partire tutto? Prima è sparito il post. Poi lui da Facebook. Cancellato.
- E.F.