CAGLIARI. Dieci luglio, giorno del Sardegna Pride a Cagliari e Sassari. Manca ancora il cartellone delle iniziative, limitate a causa delle regole anticontagio, ma è stato pubblicato il manifesto politico che accompagna la manifestazione. Non un elenco di richieste. "Perché è arrivato il momento di pretendere", scrivono gli organizzatori, "dobbiamo rimettere al centro del dibattito i diritti delle minoranze discriminate". Perché le destre, vista l'impossibilità di fare manifestazioni, "sostengono che le priorità sono altre".
In Europa, con Orban, che vieta di parlare di omosessualità in pubblico, con la Uefa che si piega al suo volere togliendo l'arcobaleno dallo stadio di Berlino per Germania-Ungheria. E in Italia, dove il disegno di legge Zan - che introduce aggravanti per i reati legati alle discriminazioni sessuali - "è arenato in senato con argomentazioni imbarazzanti". Le componenti organizzatrici del Pride stigmatizzano anche il recente intervento del Vaticano ("spogliato di ogni autorevolezza politica") sul tema: "Noi crediamo che il testo della legge vada approvato così come è, col maggiore consenso possibile, perché "ci sono partiti che mentendo strumentalizzano le battaglie Lgbtqia+, gridando alla censura. Ma noi vogliamo solo la libertà".
Poi le rivendicazioni: è il 2021, "è finito il tempo in cui le nostre vite sono trattate come temi troppo divisivi. È giunta l'ora di smettere di chiedere e iniziare a pretendere ciò che ci spetta".
Come il superamento della "visione patriarcale e eteronormata della famiglia", una legge sulla responsabilità genitoriale indipendentemente dalla relazione che lega in genitori, il "riconoscimento giuridico e sociale delle non monogamie etiche", l'accesso egualitario alla procreazione legalmente assistita, il "superamento del binarismo di genere" e una maggiore ricerca sulla salute delle persone trans, oltre al riconoscimento sociale della asessualità e dell'aromanticismo".